Castello di Mondolfo
Mondolfo vedi sulla mappa
Epoca
Medioevale
Il Castello di Mondolfo si erge fino ad un'altezza di 144 m s.l.m., e racchiude all'interno della cinta muraria la parte fortificata della città . Sebbene l'origine sia collocabile al periodo dei 'castra bizantina' ( VI sec.), le mura si presentano, tuttavia, nella loro configurazione tardo quattrocentesca, e alla loro realizzazione contribuì l'architetto senese Francesco di Giorgio Martini, che a Mondolfo realizzò la possente rocca. All'interno del Castello é possibile accedere attraverso tre porte: Porta S. Maria, Porta Fano e Porta Nuova. Visita libera
Del sistema delle fortificazioni mondolfesi rimangono le mura castellane. Sebbene esse abbiano subito depauperamenti e manomissioni, costituiscono tutt'oggi un'opera funzionante, ossia che svolge ancora una precisa funzione statica e forse per questa ragione ne é stata garantita la conservazione.
La particolarità del caso mondolfese é data dall'esistenza di due cinte murarie di epoche diverse in quanto a fondazione e tracciato, ma conformatesi notevolmente fra loro in prosieguo di tempo dato il continuo adattamento dell'architettura militare alle esigenze del momento.
Il termine mura castellane é di uso antico: esso si riferisce all'origine castrense della parte più antica di Mondolfo, il Castello o, in maniera più completa, Castel Marco. In origine perciò il termine si riferiva alla sola prima cerchia, mentre la seconda cerchia veniva indicata come "mura del Borgo". Col tempo, però, prevalse l'uso di definire con mura castellane l'intero impianto fortificato di Mondolfo che, pur continuando a far perno sulla cinta originaria non ampliata a nord-ovest, si avvaleva di una più recente cinta racchiudente il Borgo.
La prima cerchia é di forma ovale con un perimetro attuale di 420 metri circa e una superficie interna di un ettaro; presenta un'urbanistica piuttosto regolare con due strade incrociantisi ad angolo retto al centro del recinto. Al suo interno dovevano trovarsi in origine solo quattro caseggiati e le dimensioni complessive dovevano essere di 120x90 metri: oggi in realtà risultano di 120x100, ma é rilevabile sul tratto ovest una lieve "pancia", un piccolo avanzamento verso l'esterno che contrasta con la sostanziale simmetria dell'impianto. Ecco perchè attualmente troviamo all'interno cinque caseggiati e non quattro.
Le dimensioni supposte rimandano a castelli bizantini del VI secolo: la lunghezza corrisponde esattamente a 400 piedi romani e gli isolati lungo l'arteria principale misurano 200 piedi. I due assi ortogonali sono correttamente orientati rispetto ai limiti imposti dalla colonizzazione romana in questo territorio: é postulabile, quindi, che le due vie costituiscano il cardo e il decumanus, inoltre che l'intero impianto fortificato sia sorto nel periodo tardoromano a difesa di un già esistente modesto insediamento.
Se tali sono le origini di questa opera fortificata, il manufatto attuale denuncia un'esecuzione molto più tarda. Dalla cordonatura presente in alcuni punti ai limiti della scarpa sembra di poter datare la prima cinta al secolo XV, senza esclusione di interventi posteriori a cominciare dal Cinquecento. Vi risultano scomparsi i seguenti elementi: una torre esagonale all'angolo nord-est abbattuta già nel 1538 circa, la porta-torre del Castello a sud verso la piazza abbattuta nel 1560 e un torrioncino rotondo lungo il tratto di levante demolito all'inizio del Novecento. Nell'angolo sud-ovest esiste tuttora il basamento di una torre quadrata, su cui é stata innalzata una casa moderna.
La seconda cinta fu innalzata al culmine dello sviluppo demografico medievale, ossia con tutta probabilità verso la fine del Duecento, onde racchiudere il Borgo, in cui si trovava la chiesa di S. Giustina, forse già difeso da un fossato e da uno steccato di legno. Insieme con tratti della prima cerchia, non ampliata a nord e a ovest, essa forma un quadrilatero irregolare con uno sviluppo lineare di 714 metri circa e una superficie interna di 3 ettari.
L'urbanistica del Borgo, che continuò a chiamarsi così anche dopo la sua completa fortificazione, é assai diversa da quella del Castello: regolare e, si direbbe, pianificata quest'ultima, spontanea e seguente le curve di livello quella del Borgo. Due erano le porte che vi si aprivano: porta S. Maria o Maggiore all'angolo sud-est e lungo l'asse principale che scendeva dalla collina in direzione del fondovalle e di Senigallia; e porta Fanestre all'angolo nord-est. Solo dalla metà del secolo XVI si hanno memorie di una terza porta, porta Nuova, situata lungo il tratto ovest della prima cerchia.
Anche il manufatto della seconda cerchia ha subito notevoli trasformazioni: Francesco di Giorgio Martini vi intervenne sicuramente all'epoca dell'edificazione della rocca nell'ultimo decennio del Quattrocento. Fu poi danneggiata, specialmente nel tratto sud, durante l'assedio del 1517 ad opera delle artiglierie di Lorenzo de' Medici. In quell'occasione gli assedianti riuscirono a far esplodere due mine sotto le sue fondazioni facendo saltare il torrione del Forno, situato all'angolo sud-ovest, e un tratto della vicina cortina. I lavori di rifacimento, che avrebbero prodotto in luogo del suddetto torrione l'attuale bastione quadrangolare, iniziarono nel 1531 e si protrassero almeno fino al 1546.
Anche per la seconda cerchia si lamenta la perdita di elementi importanti all'indomani dell'unità nazionale: porta Fanestre, abbattuta con il relativo torrione nel 1879, porta S. Maria e relativo torrione demoliti nel 1894, il torrione di mezzo scomparso nel nostro secolo. Le mura inoltre furono abbassate nel 1879-80 lungo tutto il perimetro, ad eccezione del tratto esistente nello sferisterio o Gioco del pallone, dove comunque furono scalpellati la cordonatura e i beccatelli, e parzialmente in un altro tratto a ovest da porta Nuova al bastione sud-ovest.
Già nel Settecento era iniziata la costruzione di edifici d'abitazione all'interno e a ridosso delle mura, a motivo della perdita di importanza militare delle mura stesse. Allora, però, si ricorse all'espediente del "voltone", ossia di una specie di loggiato al piano terreno onde permettere il giro delle mura. Ma col tempo anche il loggiato fu privatizzato: l'ultimo "voltone" fu chiuso durante il ventennio fascista. Nel frattempo era iniziata l'aggiunta di superfetazioni all'esterno delle due cinte. Fortunatamente in questi ultimi anni ne sono state eliminate alcune.
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