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Ferrara:descritta da Vittorio Sgarbi

Notizia pubblicata il 21 dicembre 2009



Categoria notizia : Turismo


Una città morta è tranquilla per natura. Qui, a Ferrara, dalla scomparsa di Italo Balbo non è successo più nulla. Ecco, può essere defi nita bella e addormentat.È il giudizio lapidario di Vittorio Sgarbi sulla propria città che, forte di un sistema economico in salute, un basso tasso di criminalità e il buon funzionamento dei servizi alla popolazione è riuscita a imporsi nel quintetto di testa delle province più vivibili secondo il rapporto di ItaliaOggi.

«Negli ultimi decenni la città non ha avuto più forza né politica né culturale. Certo,è molto bella. Ma questo non basta. Nel corso degli anni è stata in parte ravvivata dalla presenza di bei nomi nel mondo della musica e della letteratura come Claudio Abbado o Giorgio Bassani... però è un luogo che non ha mai preso uno slancio che le consentisse di uscire dal torpore». Basti pensare, secondo Sgarbi, a Palazzo dei Diamanti, uno dei monumenti più celebri di Ferrara e del Rinascimento italiano che, a detta del suo illustre cittadino, continua a ospitare mostre molto interessanti. Ma la vera vitalità l'ha avuta negli anni 70, poi basta.

«Oggi Ferrara attira a sé grande pubblico ma per lo più può dirsi dormiente. Ha presente città del silenzio di D'Annunzio, la deserta bellezza di Ferrara? Ecco, è rimasta quella. Io ci vado il meno possibile. Si sta tranquilli, d'accordo. Ma stare tranquilli non è il massimo delle mie aspirazioni. Anzi, la tranquillità la evito accuratamente, dato che avremo molti millenni per dormire un lungo sonno. C'è tutto il tempo... Ecco perché a Ferrara preferisco New York». Sono altri i problemi, invece, a Prato, crollata al terzultimo posto della classifi ca nazionale, alle spalle di Napoli e Agrigento. Una volta cuore pulsante della fi liera tessile italiana, la città sembra soffrire oggi più che altrove del tarlo della crisi economica e dell'immigrazione clandestina. Fattori che hanno portato con sé, degrado e criminalità.

«La valutazione della classifica di ItaliaOggi sulla qualità della vita a Prato è assolutamente corretta», ha ammesso con rammarico Juri Chechi, il ginnasta oro olimpico nel 1996, oggi consigliere del sindaco di Prato. «Negli ultimi anni la nostra città ha avuto un'involuzione molto marcata. La crisi economica che ha investito tutto il paese, dalle nostre parti ha morso ancora più forte per la totale assenza di strutture in grado di arginare l'emergenza». Il problema è legato alla dipendenza della città d a l settore tessile che, se in passato ha fatto la fortuna di Prato, adesso rischia di portare la città al collasso. «Le nostre priorità in questo momento sono quelle di aprire Prato ad altre realtà economiche e di gestire l'eccessiva immigrazione, per lo più cinese, che si sta trasformando da opportunità in emergenza», ha continuato Chechi.

«In una città di 160 mila abitanti,i cinesi regolari sono oggi 35 mila. E al momento non abbiamo la capacità di mercato per gestire un fl usso di stranieri così imponente che stenta a volersi integrare. Non c'è lavoro, ma continuano ad arrivare immigrati che si riciclano in attività al limite della legalità». Come fare a raddrizzare questa situazione? Secondo Chechi, Prato dovrebbe puntare sul recupero del centro storico dal disagio in cui versa. Solo allora si potrà iniziare a promuovere il turismo e lo sport. «Da qualche tempo a questa parte si respira un'aria migliore. Stiamo cercando di ripulire Prato per dare alla città una seconda vita», ha concluso Chechi.

Foto by http://www.flickr.com/photos/giuseppenicoloro/