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«Noi, baluardi del vino made in Italy». In Romagna non passa la sofisticazione. Muccioli: «Gli abusi vanno puniti»

Notizia pubblicata il 06 aprile 2008



Categoria notizia : Cultura


MA IN ROMAGNA non passa la sofisticazione. E tantomeno a Rimini. Dove il Sangiovese é e resta una bandiera doc. Pura. Con il suo vigneto da 110 ettari, «spalmato» in collina, a vocazione microclimatica e a quattro chilometri dal mare, Sanpa é la bandiera della produzione riminese nel mondo.

E le cifre lo dimostrano. Delle cinquecentomila bottiglie prodotte all'anno, il 55% finisce nel mercato estero. Così il marchio del Sangiovese fa il giro degli Stati Uniti, del Brasile, dell'Australia e tra poco anche dell'India e della Cina. Davanti al fango (e a qualcos'altro) in cui é finito il vino italiano, la risposta di Andrea Muccioli é quasi un appello a ripartire. Con più motivazione e slancio: «Il momento é critico. Ma mi piacerebbe che diventi anche un'occasione per migliorarsi. Fermo restando che gli autori delle frodi vanno perseguiti, credo che questo serva a capire come é impossibile bere buon vino al di sotto di certe cifre. Dunque, sono in imbarazzo a criticare il brunello, che é peraltro un mito dell'enologia italiana e non voglio affatto colpire il gigante...».

ANDREA Muccioli tiene alta la bandiera della produzione locale. Spiega: «Per quanto riguarda il nostro Sangiovese, noi abbiamo il vino 'Avi', che é dedicato a mio padre. Rappresenta la sintesi del nostro progetto. E' difficile comunicare al mondo che c'é un luogo che si chiama Romagna. Per comunicarlo al meglio dobbiamo misurarci con noi stessi. Dobbiamo essere disposti a fare sacrifici notevoli. Si tratta di fare grandi opere di reimpianto, pratiche di grandissimo rigore». E ancora: «Ribadisco con forza - insiste Andrea Muccioli - che abbiamo un territorio con molte varietà  e caratteristiche diverse. Penso di poter ribadire la straordinaria vocazione e qualità  di questo posto». Poi Muccioli puntualizza: «Va combattuto aspramente chi commette abusi. Da parte nostra cogliamo questi eventi come grandi opportunità  per crescere e migliorare. Accadde nel '90 con il metanolo. Da lì si ripartì alla grande col mercato».
DOPO gli allarmi dei giorni scorsi sul vino italiano, ieri é stata la giornata delle rassicurazioni, anche se con un contorno di dichiarazioni su possibili azioni legali a difesa dei nostri prodotti. Ad aprire le danze delle prese di posizione ha pensato in tarda mattinata da Verona il presidente di Veronafiere Luigi Castelletti, il quale ha puntualizzato: «Non c'é alcun blocco per le produzioni di vino italiano in Giappone e Germania; né - ha sottolineato - una richiesta di ulteriori marchi di certificazione». Al contrario, ha aggiunto il presidente di Veronafiere, «a me risulta solo un'attenzionamento sulle produzioni enologiche italiane dopo l'annuncio sui casi di vino adulterato».

La portavoce del Ministero tedesco per l'agricoltura, gli alimenti e la protezione dei consumatori ha tenuto a sottolineare che, almeno per quanto riguarda la Germania, «non c'é alcun problema con il vino italiano. Avevamo chiesto alle autorità  italiane solo informazioni sulla situazione riguardante il vino perchè per noi ciò che succedeva in Italia non era chiaro». Ma ora, ha spiegato, «non abbiamo più alcun motivo per mettere in dubbio le informazioni ufficiali fornite», confermando che, «per quanto ci riguarda, adesso sappiamo che non c'é alcun problema con il vino italiano».

INTANTO lunedì e martedì prossimi é prevista a Bruxelles la riunione del Comitato di gestione per il vino, che, con tutta probabilità , esaminerà  anche la vicenda del vino italiano. In ogni caso, viene puntualizzato, l'appuntamento é stato fissato da tempo. Decisamente chiaro, il giudizio del ministro del Lavoro Cesare Damiano sulla vicenda: «Generalizzare - ha affermato a Verona in visita al Vinitaly - sarebbe un grave errore». Decisamente all'offensiva le organizzazioni agricole. Tra queste Confagricoltura, che ha fatto sapere di avere convocato per martedì prossimo la propria giunta esecutiva. Sulla stessa linea Coldiretti, che ricorda come il vino, con un fatturato di oltre 9 miliardi di euro, «offre opportunità  di reddito e occupazione a decine di migliaia di lavoratori».

(foto di http://www.flickr.com/photos/sudolce)