Capossela 'scarburatore' in cattedra
Notizia pubblicata il 07 maggio 2008
Categoria notizia : Eventi
ARRIVA con un'ora di ritardo, da vero divo. Ma ha già una storia pronta e bella, come fosse una sua canzone, che lui sa, conquisterà la platea di studenti fantasticamente emozionabili
E c'é da dire che, prendendo a prestito il termine dal lessico concertistico, l'incontro di oggi é sold out: un posto nell'aula magna non si trova nemmeno per terra.
Così Vinicio Capossela, ospite di chiusura del corso "La canzone é l'arte dell'incontro" organizzato dal Centro internazionale della canzone d'autore, legato al centro di Poesia contemporanea dell'Università , inizia a raccontare che p er venire a Bologna ha scelto la sua Fiat 1100 del '64 che fa i cento all'ora. E che arrivando in ritardo, non ha avuto modo di preparare nulla per la lezione. Ma questo é evidentemente un incipit molto riuscito del suo discorso sulla canzone d'autore e su se stesso.... argomento ancor più complicato.
«Sono contento con la mia macchina inquinante - inizia - di aver superato tutte le barriere antitraffico imposte dal vostro sindaco. Leggo sempre cose che mi riempiono d'apprensione e mi sono domandato... cosa succederà ora con questa Fiat del 1964? E comunque la macchina é movimento e il movimento mi ha sempre ispirato. E' instabilità ».
E aggiunge, inoltrandosi così nel sentiero che conduce al tema del corso: « L'ispirazione é quando la vita ti fa cogliere qualcosa speciale di sè. Che arriva naturalmente non quando sei a casa tranquillo in poltrona, ma quando sei col pantalone abbassato e stai per perdere l'equilibrio. E la scarburazione a strappo di questa Fiat 1100 é quella che ha guidato la mia vita...». Mentre parla, qualcuno lo osserva sulla sinistra, sotto l'entrata. Anche lui in piedi. E' Alessandro Bergonzoni che ascolta e viene poi a lungo applaudito perchè Capossela s'interrompe e lo presenta come «smerigliatore e scarburatore» della parola.
Poi riprende il suo cammino, inframmezzato da citazioni di coloro che l'hanno ispirato. E quindi Pasolini, Bukowski, Simenon, Wilde, Michelangelo. E poi il Vecchio Testamento. "Non sono armato di fede ma affamato di visioni e innamorato della lingua. E il mito ti permette di usare una lingua che ha tanti luoghi oscuri e spazi dentro. E' emozionante sentire i vuoti e le tenebre che ti obbligano a intepretare da solo. Un concerto può essere occasione di scoprire qualcosa di noi che non sappiamo».
(foto di http://www.flickr.com/photos/73137250@N00)