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La sorpresa: più vacanze, ma in patria. E così il turismo produce ricchezza

Notizia pubblicata il 15 agosto 2009



Categoria notizia : Turismo


RINUNCIAMO a tutto ma non alle vacanze. Magari meno esotiche, magari meno costose, ma al piacere del viaggio l’italiano non sa fare a meno. E questo, vista anche l’importanza del settore per la nostra economia, è una buona cosa. La ‘voglia di vacanze’ emerge dal rapporto sull’andamento dei primi sette mesi dell’anno, presentato dal ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, che mostra come le partenze degli italiani siano aumentate del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2008.

Il ministro Brambilla: «Finalmente la gente torna a muoversi»

Nel complesso, sono state 49,5 milioni, indirizzate verso mete italiane nel 66,3% dei casi, mentre quelle estere hanno avuto un calo del 5,7%. Oltre il 64% delle partenze hanno avuto per destinazione il mare, il 15,1% la montagna, l’11,1% le città d’arte.
Ministro Brambilla, gli italiani, nonostante la crisi, stringono la cinghia ma vanno in vacanza.
«È una buona notizia. Anche in questa estate si conferma il trend che avevamo riscontrato nei primi sei mesi dell’anno: il numero di partenze è addirittura superiore a quello dell’anno passato, ma si fa grande attenzione ai costi. Il fatto che nel mese di luglio si registri un aumento delle partenze dei turisti italiani del 4,6% ritengo possa in buona parte compensare la diminuzione media».
Ma come sta cambiando il turismo italiano?
«Direi sotto almeno tre profili. Innanzitutto c’è il fatto che un numero maggiore di italiani, rispetto al 2008, ha preferito fare vacanze nel nostro Paese e questo ha compensato il calo di arrivi dall’estero. La seconda grande trasformazione riguarda il fatto che il comparto extra alberghiero stia registrando performance che hanno superato quello alberghiero. La terza grande differenza è rappresentata dalla decisione di gran parte dei turisti italiani di effettuare prenotazioni tramite internet e utilizzare il last minute o addirittura il last second».
Come ha reagito il settore a questa difficile congiuntura?
«I nostri imprenditori sono stati capaci di prevenire gli effetti della percezione della crisi incidendo sul fattore competitività con ribassi importanti alle proprie tariffe che mediamente sono stati dell’8,3% ma per gli alberghi a 4 e 5 stelle sono arrivati anche al 30%».
Ma la crisi può essere una occasione per una riforma strutturale del settore?
«Che il settore abbia bisogno di rinnovamento è ovvio, che l’offerta turistica vada ripensata e potenziata anche, ma il punto è un altro. Occorre fare un salto di qualità puntando sui nostri asset strategici. Oggi c’è un solo comparto dell’economia che è in grado di produrre ricchezza in tempi brevi con conseguente aumento dell’occupazione: il turismo. Il governo ritiene fermamente che questo settore possa diventare il volano della nostra economia. Ed è per questo che il presidente del Consiglio ha deciso di restituire il ministero del Turismo e di dar finalmente vita a una politica di programmazione nazionale che veda coinvolto non solo il ministero del Turismo ma tutti gli altri dicasteri che sono trasversali al comparto».
a. farr