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Uno bianca, un film che fece discutere

Notizia pubblicata il 10 marzo 2008



Categoria notizia : Musica


àˆ un thriller perfetto, girato e recitato benissimo, ma schiacciato dalla forza della realtà . Â«àˆ una ricostruzione dolce quella che ho visto - spiegava all'epoca tra le lacrime Anna Maria Stefanini, la mamma di Otello Stefanini, uno dei giovani carabinieri uccisi dai Savi al Pilastro di Bologna - avrei preferito nomi e cognomi, e soprattutto minore ambiguità  sulle coperture di cui godettero a Bologna quei delinquenti.

Hanno permesso ai Savi di continuare a uccidere. àˆ per questo che da anni porto fiori su una tomba, la mia vita é distrutta. Nella storia si vedono solo due buoni poliziotti che salvano la situazione».«Per come i Savi hanno ridotto mio figlio non ho potuto neanche dargli l'ultimo bacio - affermava la signora Stefanini - e gli sceneggiatori cambiarono i nomi dei protagonisti per proteggere i figli dei Savi: ma i figli devono sapere cosa é successo veramente.

Perchè nascondere la verità ?».«Non é un documentario - replicarono l'amministratore delegato di Mediatrade e il produttore Pietro Valsecchi - per esigenze televisive i fatti sono romanzati». «Il tentativo é stato quello di non tradire la memoria - spiegava Gabriele Romagnoli, sceneggiatore del film con Luigi Montefiori, Marco Melega e lo stesso Soavi - e di mantenere lo spirito della vicenda, vale a dire l'esistenza di un gruppo criminale dentro la polizia e l'indagine di due poliziotti tenaci.

L'espediente drammaturgico é stato quello di aver creato un personaggio che ostacolava le indagini».Anche Rosanna Zecchi, responsabile dell'Associazione vittime della Uno bianca, madre di Primo Zecchi, testimone ucciso dai Savi nell'ottobre del '90, aveva dato un giudizio negativo del film: «Non rispecchia assolutamente la vicenda, non é rappresentata in alcun modo la crudeltà  dei Savi.

Mi pare che siano enfatizzati solo i poliziotti buoni. Manca la sensazione del terrore che in quegli anni si viveva in Emilia Romagna. E mi dispiace molto perchè non siamo stati in alcun modo interpellati dagli sceneggiatori».«La storia della Uno bianca é una delle pagine più nere, difficili e complesse della Polizia - ammetteva il portavoce della Polizia Roberto Sgalla - in questi anni abbiamo dimostrato trasparenza, volontà  di non essere reticenti e soprattutto di avere gli anticorpi per superare al nostro interno una vicenda tanto drammatica».

(http://www.flickr.com/photos/enebis)

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