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La città si renda conto del valore del festival

Notizia pubblicata il 21 agosto 2009



Categoria notizia : Eventi


SCHIERA le truppe Gianfranco Mariotti. Chiude il festival del trentennale, il più difficile dal punto di vista economico («Abbiamo subito un taglio del 30%», dice) mettendo insieme staff, Amici del Rof, sponsor, autorità musicali.

Sa di averla scampata bella, ma di poter rilanciare: «Dalle difficoltà usciamo più forti con risultati artistici, di botteghino, di attenzione e di critica senza eguali in Italia. Un vero miracolo». La conferenza stampa annunciata diventa un happening, una rivendicazione, seppure elegante, di 30 anni di successi, un modo per tenere insieme un esercito che qualche acciacco lo dimostra. Nella sala della Repubblica del Teatro ci sono quelli che possono essere considerati «amici» del festival, in qualche caso anche amici di Gianfranco Mariotti. Pronto, con la prossima chiamata, magari entro due anni, del bravissimo Michele Mariotti, direttore d’orchestra in rampa di lancio (adesso è a Washington, poi andrà a Parigi, è primo direttore a Bologna), a creare una personale «dynasty» rossiniana.

I «tanti affetti» per il momento sono dedicati a Paola Pierangeli Tittarelli, presidente degli «Amici del Rof» che in questi lustri hanno portato «un milione di euro di finanziamento» («Non tantissimo, ma nemmeno poco. Spendibile senza troppa burocrazia ed utilizzato per le attività editoriali», dice Mariotti) e creato pure una filiale americana. Per Paola Pierangeli c’è il calco in gesso di una scultura di Gioachino Rossini, lei si commuove: «Dedico questo momento a mio padre Wolframo, che mi ha instillato la passione per la musica e lasciato la villa in cui sarebbe stato felice ed orgoglioso di incontrare musicisti e cantanti».

I NUMERI supportano il sovrintendente: «Con tre repliche in meno sfioriamo gli spettatori (18mila presenze) e gli incassi (quasi 900mila euro) dell’anno scorso». E ancora: «Emblematico il doppio tutto esaurito per i concerti delle undici di ferragosto e della domenica successiva. Teatro pieno nonostante il solleone e non c’era nemmeno Florez...». Il pubblico è al 70% straniero: «Non solo, ma è quello del grand tour dei festival internazionali.

Unico in Italia, ha subìto nei decenni una mutazione genetica». Poi il doppio, triplo messaggio alla città: «Pesaro deve rendersi conto del valore del risultato ottenuto. Siamo ai massimi livelli internazionali, grazie all’etica del lavoro del nostro staff, che ha tagliato tutto il tagliabile e costruito un teatro da 1400 posti in 10 giorni». Secondo Mariotti è «la città che deve mettersi al livello di questo strumento che è a sua disposizione». E la sua spiccata caratura internazionale, dovrebbe «essere usato meglio». Non va giù, ad esempio, al sovrintendente che «per la tournée giapponese («Un successo enorme, con tanto di premio al “Maometto II”, senza un euro dallo Stato italiano») non ci sia stato un ente, un imprenditore che abbia voluto cogliere l’occasione per utilizzare un veicolo di questa portata».

La «lezione magistrale» di Mariotti potrebbe proseguire a lungo. Il Rof è sangue del suo sangue e lo sarà sempre di più. La fidelizzazione del pubblico garantisce l’attenzione internazionale ma è sul fronte interno che, evidentemente, i «vecchi guerrieri» sentono qualche scricchiolio. L’assessore alla Cultura arriva con mezz’ora di ritardo ma poi rilancia «gratitudine eterna» al gioiello di famiglia. Ma non basta nemmeno «aver riportato 17 opere su 21 in centro». Anche perché, dopo tante chiacchiere, si conferma che l’AdriaticArena non verrà abbandonata, nemmeno quando sarà riaperto il vecchio palas.

foto by http://www.flickr.com/photos/dnk/