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Tra la Romagna e il West

Notizia pubblicata il 31 agosto 2007



Categoria notizia : Musica


Manca solo un'aria di Morricone o degli Shadows per completare l'atmosfera "spaghetti western" che si respira al Ballatoio, a Venezia.

A Venezia la mostra fotografica

Collocazione: siamo in piena Mostra del cinema. E nel cuore del Palazzo del cinema si tiene la mostra " Fotografi nel west (all'italiana)", un excursus fra gli scatti dei grandi fotografi di scena che hanno attraversato l'età dell'oro del genere.
L'esposizione è realizzata dal Centro cinema Città di Cesena, in collaborazione con la fondazione La Biennale di Venezia e la Regione Emilia Romagna.

Come sempre, a curare l'evento espositivo è Antonio Maraldi, che quest'anno ha deciso di restare in linea con il tema "monografico" della Mostra del cinema: il western all'italiana.
«Questo inverno, quando Marco Muller è venuto da noi a Cesena ? racconta lo stesso Maraldi ? in occasione dell'iniziativa dedicata a Vittorugo Contino, gli abbiamo fatto la proposta, in linea con la rassegna "Western all'italiana-Storia segreta del cinema italiano 4" che si tiene durante il festival. E lui ha accettato volentieri».

L'EVENTO È GIÀ INIZIATO, e i curiosi hanno già iniziato a visitare il Ballatoio, dove sono collocate circa cinquanta foto di scena di film girati soprattutto negli anni '60. L'inaugurazione ufficiale è prevista però per oggi alle 11.30, alla presenza del direttore del festival Marco Muller. Nel pomeriggio, alle 15.30, l'iniziativa verrà invece presentata all'Hotel Excelsior, e ci sarà anche Giuliano Gemma, uno dei soggetti preferiti degli scatti.

In cosa consiste l'esposizione?
«Quasi tutti i più grandi fotografi di scena hanno lavorato sui set western, e non solo su quelli più importanti. Spesso anche pellicole minori attiravano i grandi nomi. In questa cornice abbiamo inserito vari grandi blocchi di immagini. Ci sono quelle di Divo Cavicchioli, conservate al Centro cinema cesenate, così come quelle di Franco Vitale. Le fotografie di Angelo Novi provengono invece dalla Cineteca comunale di Bologna, mentre i lavori di Enrico Appetito arrivano dall'Archivio storico del cinema di Roma. Abbiamo potuto accedere anche all'archivio personale di Mario Tursi, che è stato fotografo di scena di Visconti».

Perché i grandi professionisti partecipavano a queste produzioni?
«Perché si divertivano. Molto spesso venivano utilizzati anche come attori, perché rientrava nell'atmosfera del set. Ad esempio, l'immagine di cui abbiamo fatto una gigantografia esposta all'ex Casinò vede lo stesso Angelo Novi vestito come un cowboy che trasporta un cavalletto sul set de La collina degli stivali. Questa bella foto ci è stata regalata dalla moglie. Tursi era un ottimo pistolero, in Quanto costa morire. Non accadeva per scarsità di risorse, ma perché c'era un clima sul set che lo permetteva e favoriva questi cambi di ruolo».
Altre due gigantografie sono state esposte all'ex Casino: da una parte c'è un classico Clint Easwood con barba lunga ed espressione da duro, dall'altra Terence Hill.

Ha dovuto rinunciare a qualche fotografo che non doveva mancare?
«Avrei voluto inserire anche Umberto Spagna, ma i suoi lavori sono difficilissimi da reperire perché a un certo punto lui ha cambiato lavoro e delle sue cose non si sa più nulla. Comunque, potevamo allestire un'esposizione due volte più grande di questa, con il materiale che avevamo».
Le facce di Lee Van Cleef, Giuliano Gemma, Jack Palance, Eli Wallach e compagnia bella resteranno visibili fino all'8 settembre.
«Poi c'è un progetto di circuitazione - spiega Maraldi - che potrebbe portare la mostra a Los Angeles. Ma è un progetto ancora da definire con Muller. Se ne riparlerà a festival chiuso».