C'era una volta Forlani, il «murador» di Rimini. Un libro racconta il costruttore. Oggi la festa per i 50 anni dell'impresa
Notizia pubblicata il 14 dicembre 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
AVEVA SETTE FIGLI. Aveva fede in Dio e nel lavoro. Scese al mare dalle vicine colline negli anni Cinquanta alla ricerca di pane e speranza. Chiamò a sé amici e parenti, che erano come lui agricoltori, trasformandoli in muratori, carpentieri, capomastri, aiutandoli a sposarsi, farsi una famiglia, una casa.
Capì che nel mondo il suo ruolo era costruire case, scuole, alberghi, strade, ponti, officine. A Sante Forlani - nato nel 1923, morto nel 1988 - bastava una stretta di mano per fare un affare. « Forlani Sante Impresa edile - Miramare di Rimini - costruzioni, scavi, prosciugamenti», recita la prima carta intestata dell'azienda. Fondata dal Sante nel 1957, che proprio stasera celebra i 50 anni di attività , con messa in suffragio alle 18 al santuario della Madonna di Bonora a Montefiore. Poi cena alla tenuta del Monsignore, a San Giovanni. Agli invitati il bel libro di Valerio Lessi «Sante Forlani, un muratore che fece impresa», edito da Guaraldi, corredato di splendide fotografie.
Tempi eroici, quelli dei pionieri, descritti nel volume. Tempi dell'epopea del turismo, della riviera costruita sulle cambiali. Di case e alberghi venduti con una stretta di mano. Tempi duri. Sapete dove fecero Sante Forlani e la moglie Luisa Ronchi il viaggio di nozze, dopo la cerimonia celebrata il 16 gennaio 1949 a Tavullia? «Luna di miele» da Miramare a Bellariva: una passeggiata, accompagnata da un gelido vento impetuoso, per poi andare a vedere un film nel cinema San Francesco, gestito dai padri minori conventuali. Ma pian piano la ditta - come la famiglia - cresceva (oggi la Forlani Costruzioni, diretta dai figli Giorgio e Renzo, é impresa di primo piano nel panorama non solo riminese), e grazie alla qualità dei suoi lavori si conquistava considerazione e commesse.
Quando Sante, col fido nipote Adriano, si trovava per un rogito nello studio di qualche notaio, e si sentiva chiamare «dottore» o «ingegnere», protestava la sua identità : « A sò un muradòr», sono un muratore!
Forlani, uomo buono e generoso, amante della vita e grato alla Provvidenza, nel libro viene ricordato con commozione dai figli e dagli ex operai. Chi perchè, malato, condotto da lui in macchina dagli specialisti. Chi perchè ricorda che si fecero insieme 1000 chilometri in auto fino al Sud Italia, per andare a prendere la promessa sposa da impalmare.
Nel libro, a sorpresa, un ricordo toccante del grande architetto Massimiliano Fuksas: «Il mio incontro con Sante Forlani risale al 1971. Insieme abbiamo realizzato la palestra di Sassocorvaro. Era una persona straordinaria, molto competente nel suo lavoro. Mentre io, a 26 anni, al mio primo impegno professionale, non avevo competenza di cantiere, anche se facevo finta di averla. Sante se n'era accorto, ma non diceva nulla. Era una persona di grande umanità . Per me é stato un incontro importante. Erano anni difficili, eravamo più poveri di adesso, ma nelle persone c'era qualcosa di più forte. Oggi non ci provo neanche a cercare nei cantieri persone come Sante. Persone come lui non ci sono più».
Qualche anno fa a Milano, all'architetto Fuksas si presentò Emanuele Forlani, nipote di Sante: «A Rimini più di trent'anni fa ho conosciuto un muratore che si chiamava Forlani», gli disse Fuksas.Â
«Era mio nonno», rispose Emanuele. Â
(photo by Rev. Santino)