Dalla terra spunta il tesoro: un corredo malatestiano
Notizia pubblicata il 10 febbraio 2009
Categoria notizia : Cultura
QUANDO hanno visto affiorare le prime suppellettili, quasi non riuscivano a credere ai loro occhi. In pochi metri, ricoperti dal terreno, c’era un intero corredo di vasi e brocche, ceramiche e stoviglie. Tutti risalenti all’epoca malatestiana, e quasi tutti ancora perfettamente conservati: «Un ritrovamento archeologico davvero eccezionale», dice senza mezzi termini l’assessore alla Cultura, Stefano Pivato. Che ieri ha voluto mostrare in anteprima , alla stampa e ai consiglieri comunali, alcuni tra i preziosissimi reperti ritrovati durante i lavori al giardino del Museo della città.
UNA SCOPERTA di straordinario valore.
E non solo per lo stato in cui le suppellettili si sono conservate in tutti questi secoli (la maggior parte dei reperti è databile tra il ’300 e il ’500), ma soprattutto per la vastità dei reperti.
Che sono rimasti sotterrati per centinaia di anni dentro ad un’antica cisterna di mattoni, profonda 2 metri e 10 centimetri, larga oltre 2 metri. Cisterna quasi sicuramente costruita dalla stessa famiglia di nobili a cui appartengono le suppellettili. Da quando a Natale sono emersi i primi resti, «subito segnalati alla Soprintendenza, sono bastate poche settimane di scavi — continua Pivato — per renderci conto di aver fatto un ritrovamento eccezionale. Perché mai erano stati rinvenuti, tutti insieme, tanti e tali oggetti».
A condurre gli scavi la ditta specializzata La Fenice, che sta ancora ‘setacciando’ il terreno intorno a caccia di altri resti. «E’ probabile — ipotizza Matteo Casadei — che la cisterna fosse impiegata come una sorta di pattumiera dalla famiglia, che vi gettava dentro tutto quel che non era più utilizzabile». Per la raffinatezza delle ceramiche e delle altre suppellettili trovate, compreso un candelabro in bronzo (appena ‘sbeccato’) e per gli stemmi e le effigi su vasi, stoviglie, brocche, è certo che «dovevano appartenere a una famiglia nobile, e piuttosto ricca». Tra queste c’è anche una ceramica con l’immagine di Carlo Malatesta, lo zio di Sigismondo.
ORA il nuovo corredo andrà a impreziosire le altre collezioni d’epoca malatestiana. «Ad aprile faremo sicuramente, in occasione della settimana dei Musei, una mostra — annuncia Pivato — Nel frattempo i lavori per la sistemazione del giardino del Museo della città, che a causa del ritrovamento hanno subito un comprensibile ritardo, vanno avanti. E la cisterna, tolti tutti i reperti, è stata nuovamente sotterata».
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