Trent’anni a gran voce É la gioia di cantare. Umberto Tozzi questa sera alle Celebrazioni
Notizia pubblicata il 06 maggio 2009
Categoria notizia : Musica
«SE FOSSI nato a Liverpool al tempo dei Beatles mi sarebbe piaciuto essere il quinto Beatles».
Chi crede di trovare in Umberto Tozzi irriverenti melodie allo zolfo piuttosto che tensioni sublimate in musica morbida, o un qualsiasi accenno a svendere l’epoca d’oro del pop in nome di una modernità fatta di emozioni di plastica ha semplicemente sbagliato icona. Dopo una lunga tournée internazionale e l’uscita del doppio cd Non solo live Tour 2009 che raccoglie le grandi hit dal vivo, stasera il cantautore sale sul palco del Teatro delle Celebrazioni per sfogliare parte della sua più recente produzione assieme alla riproposizione dei successi degli ultimi trent’ anni.
Capitoli di una carriera in cui è facile scovare successi planetari, quali Gloria o Ti amo, Stella stai o Gente di mare. Ad affiancarlo dalle 21 sono Raffaele Chiatto (chitarra), Marco Dirani (basso), Ricky Roma (batteria), Gianni Vancini (sassofono e percussioni), Gianna d’Addese e Annastella Camporeale (tastiere e cori e solo cori). Alle 17.30 l’artista incontra i fans e firma copie a Ricordimediastores di via Ugo Bassi 1/2.
Tozzi, partiamo da questo suo ultimo progetto.
«”Non solo live” nasce per essere un cd di inediti cui sono state aggiunte le tracce di una serie di esibizioni dal vivo, l’ultima delle quali registrata nell’88. Poi ho smesso con i live, mi sono sentito più tranquillo. Mi sembra tutto generazionalmente proponibile».
Chi ha seguito il suo lungo itinere musicale si sente un po’ coinvolto in una specie di caccia continua alla gioia, una vera e propria rivoluzione interiore.
«Questo forse accade perché non c’è stata una sola canzone che non sia stata scritta com’era stata pensata».
Una soddisfazione aggiunta, no?
«Al pari di tante altre, anche immense. Come quando insegnai “Stella stai” a un famoso chitarrista jazz che aveva appena concluso un The World con i Pink Floyd».
E’ più affezionato al suo repertorio o alle cose scritte dagli altri?
«Non è una domanda spiazzante: mi capita spesso di preferire altre griffe alle mie. A farmi capire l’importanza del mio repertorio è soprattutto la gente che continua a seguire le mie esibizioni. Ecco, non pensavo d’ aver scritto cose che potessero passare di generazione in generazione».
Ma se dovesse scegliere un bel pezzo “tozziano” intergenerazionale cosa suggerirebbe?
«Magari ”Gloria”, cantata in inglese da Laura Branigan, che ottenne il primo posto nella classifica dei singoli americani come nel “Blu dipinto di blu“».
Una serie di buoni motivi per sentirsi artisticamente un privilegiato.
«Sì, certo, soprattutto perché sono nato in un’epoca in cui si sono scritte le cose più belle del mondo, dai Beatles in poi».
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