Vacanze da Musicista. Tullio a Riccione sognando De Niro
Notizia pubblicata il 21 agosto 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Il percussionista mette a punto in Riviera il nuovo disco e pensa a un film sulla sua storia. Per le sue vacanze ha scelto Riccione, in particolare il Bagno 46/47, dove ha raggiunto il suo piccolo grande amore, la nipotina Giulia, nata dalla figlia Micaela.
Che gode di tante premure e attenzioni, come il suo ultimo disco che uscirà in settembre. Tullio De Piscopo, napoletano, classe 1946, proprio nelle camere dell'Hotel Lido Europa sta dando gli ultimi ritocchi alla copertina del nuovo Cd che ha coinvolto pure Edoardo Bennato e Francesco delle Vibrazioni.
Il lavoro si mescola agli amarcord degli anni Sessanta e Settanta, che lo videro protagonista indiscusso delle allegre serate riccionesi, mentre il sogno del futuro si chiama cinema e, in particolare, poter fare un film sulla sua famiglia con Robert De Niro come protagonista.
Ancora a Riccione, perché?
«Ho voluto fare il pesciolino in acqua con la mia nipotina Giulia, alla quale ho fatto anche una speciale dedica nel nuovo brano "
Ballando Ballando". Sono venuto qua per lei e per amici come
Roberto Mignani. Con lui abbiamo fatto tante serate insieme, tanto jazz. Sono tornato a
Riccione, mio trampolino di lancio, anche a dicembre per un tributo ad
Alberto Alberti. Dovrei poi tornare anche quest'inverno per un concerto».
Quali ricordi la legano a questa città?
«
Quelli della pizzeria "Zi Rosa". Era come la
galleria Umberto I di Napoli. Allora non c'erano i telefoni e la gente che non poteva permetterseli, si andava a cercare il lavoro direttamente nella galleria, frequentata da musicisti, cantanti, anche lirici, del San Carlo.
Lo Zi Rosa dalle due di notte diventava anch'esso grande punto di incontro di tutti gli artisti della riviera romagnola. Allora suonavo alla Punta dell'Est, prima con Sergio Landi, poi con Paolo Zavallone».
Chi incontrava all'epoca a Riccione?
«Henghel Gualdi, Piergiorgio Farina, Andrea Mingardi, ma anche Johnny Dorelli, Mario Tessuto, Luigi Pazzaglini e poi i musicisti di Mina che faceva le serate al "Savioli". Io suonavo al Vallechiara, alla Mecca, al Metropol... Tante volte con gli altri artisti andavamo a trovare Guido Pistocchi al Villa Alta, dove le serate finivano più tardi. Erano gli anni Sessanta. Anni d'oro».
Poi cos'è successo?
«Il Calderone, a Riccione Alta, ha preso il posto di "Zi Rosa", perché i fratelli Lino e Pino avevano ceduto l'attività. Era bellissimo, ci si trovava tutti insieme, si discuteva e ci si confrontava fino all'alba. Ora non succede più. Siamo tutti legati a Internet. Al "Calderone" c'erano i New Trolls, i Nomadi, i Pooh con Riccardo Fogli e Claudio Baglioni».
Con le ragazze come andava?
«Al Vallechiara c'era una tedesca che si era fissata con me. Ma non mi interessava. Ero già innamorato. Una sera le ho detto: "Se ti fai uno shampo ci vediamo", poi sono fuggito dal retro del locale. Era il periodo in cui con i colleghi facevamo le sfide musicali al Vecchio Mulino di Cattolica».
Poi è esploso il grande amore della sua vita...
«Mia moglie era scappata dalla sua casa di Modena a 18 anni. Io ne avevo 21. La prima estate l'ho portata a Riccione, dove io e la famiglia del musicista Giorgio Bajocco avevamo affittato una villettina di fronte al Vallechiara. Restammo qua un mese da fidanzatini».
Parliamo del nuovo disco. Cosa contiene?
«Anche un brano di Carl Hoff tratto dai "Carmina Burana", "Fortune, Empress of the world". Il disco parla della mia via. C'è pure una canzone, "Comme sì bella", dedicata alla mia mamma Giuseppina, scomparsa l'anno scorso, mentre stavo per salire sul palco al Festival di Sanremo. Un lutto in diretta. Una tragedia. I colleghi mi hanno convinto a cantare lo stesso, ma sono stati i quattro minuti più lunghi della mia vita».
C'è pure un brano confezionato con Edoardo Bennato?
«Si. E' "A cuoppo cupo", tradotto: il cono di carta dove si servono le castagne. Poi "Vibra", cantato in duetto con Francesco delle Vibrazioni, "Un'onda d'amore" che è il singolo, trasmesso nelle radio come anticipazione, "Jamme Jamme, Jamme", "Pietra di Stella" con Gasparri, per dieci anni accompagnatore di Bruno Lauzi e "A che Bonu", che suono con il panjai, nuovo strumento a percussioni in lega metallica dall'effetto ipnotico. L'ho suonato anche a mia mamma, quand'era in rianimazione».
Ha un desiderio?
«Vorrei fare un film sulla storia della mia famiglia, la nascita di Tullio, scugnizzo con gli occhi saraceni... Devo trovare un produttore e un grande regista. Magari con Robert De Niro a impersonarmi».