Ridracoli, in duemila ai piedi del gigante d'acqua Curiosi da tutta la regione fin dal primo mattino: file per la navetta, tutto esaurito ai ristoranti
Notizia pubblicata il 31 marzo 2008
Categoria notizia : Turismo
ERMINIA! Te l'avevo detto: guarda che roba, é proprio come la cascata del Niagara. Il popolo della diga non conosce pudori, né teme iperboli. Benedetto dalle coincidenze astrali (domenica + giornata di sole + tracimazione del bacino) mette la sveglia presto, in una giornata già accorciata dall'ora legale, e si incolonna in una processione laica da Forlì a Ridracoli. 55 km di tornanti per adorare la diga.
La diga che dopo due anni di aridità un po' snob si degna, alfine, di tracimare. Un artificiale ciuffo d'acqua, altissimo: una cascata di 104 metri. Come si fa a mancare a uno spettacolo così?
L'onda d'urto turistica che s'abbatte sulla cima dell'Appennino é vigorosa, fin dal primo mattino, ma la previdenza assiste gli addetti all'accoglienza: le auto dei visitatori restano parcheggiate lontano, ci pensa un pullman a fare la spola fra il centro di raccolta e la diga. «Dai scendi, che aspetti? Guarda, ti dico, guarda!». La navetta non fa in tempo a fermarsi che il popolo della diga sgomita per scendere: c'ero prima io, no io, allora si sbrighi.
Catapulta umana contro la ringhiera, alla ricerca del profilo migliore. Il custode spalanca gli occhi: «A Pasqua quassù non c'era nessuno». Sì, ma non c'era nemmeno Lei. La cascata. «Guarda! Quando l'acqua si schianta al suolo riflette un arcobaleno». La scoperta innesca un cenacolo a 360 gradi: «L'effetto dipende da dove guardi la cascata», «Per me é dovuto a qualche sostanza mischiata nell'acqua», «Boh, comunque mi ricorda tanto l'aurora boreale».
INTANTO il pullman deposita turisti a centinaia. E nel mucchio c'é assolutamente di tutto. Famiglie col passeggino, mamme col bimbo al seno, omini con in mano il sacro libercolo verde del Touring club, comitive in mountain bike in giro dall'alba, tre bambini con i fucili da caccia finti, signore un po' passate che allargano il decolleté per farsi rivitalizzare dal sole così vicino, giovinastri in cerca di nuovi brividi, magari appoggiandosi con un bastone da montagna perchè fa più chic. C'é tutta l'umanità . E il solito sfolgorìo di cellulari: «Teresa, sono sulla diga! Perchè non fai un salto qua anche tu: é bellissimo». I videotelefonini scattano a grappoli, foto che volano a valle, cartoline digitali spedite sperando di suscitare un tocco d'invidia.
ALLE 11 la prima invasione é completa: il popolo della diga avanza lungo la striscia cementizia che fa da corona al bacino e prende possesso del castello. Le gite del battello elettrico vanno esaurite in breve, il rifugio Cà di Sopra é preso d'assalto. I tavolini per i picnic vengono monopolizzati da distese di tovaglie, thermos, frigobar, sporte di vivande: si aprono carte argentate, s'espande il profumo di pollo arrosto, i tramezzini passano di mano.
Saggia idea, perchè nei ristoranti più vicini non ti fanno neanche entrare: «Guardi, stiamo facendo anche aspettare chi aveva prenotato», dicono all'osteria 'Il palazzo'. Alla 'Vera Romagna' accomodano i clienti nei tavolini di emergenza fuori, vicino alla strada. E al pomeriggio la fiumana cresce: alla fine saranno duemila i visitatori.
All'ora di pranzo i ragazzi della coop. Atlantide faticano ad arginare la folla che preme per entrare: «L'autista della navetta deve fare una pausa per mangiare» prova a buttar là una rossina all'ingresso, «Ma prima ci deve portare lassù» urlano quelli in coda. «Sono d'accordo, anche per il mio bene». Intanto l'acqua scende: 104 metri di meraviglia. Un bambino, prima di salire sul bus per tornare a valle, stringe forte la mano del suo papà : «Se domenica prossima c'é ancora mi ci riporti?»Â
(foto di http://www.flickr.com/photos/passatore)