Nell’astronave in 7500 per sentire i Negramaro. Un pubblico formato soprattutto da trentenni
Notizia pubblicata il 01 dicembre 2008
Categoria notizia : Musica
Luogo : Pesaro
SONO passati solo tre anni dal precedente concerto pesarese dei «Negramaro». Dall’ultima Festa dell’Unità al campus scolastico all’AdriaticArena il salto non è da poco. Tanto da far pensare che di acqua sotto i ponti ne sia passata molto di più.
La band salentina ha quasi completamente dimenticato il dialetto e va a caccia di credibilità internazionale sostituendolo con l’inglese. Il ritmo però è sempre lo stesso, con tanto di Taranta adattata per la bisogna. E’ un ritmo che avvolge e coinvolge, che fa felici i 7500 dell’astronave, tornata, per una volta, ai tempi d’oro dei grandi concerti. Non è poco nemmeno questo con l’aria che tira. Il rischio di non tenere la media con il resto della quindicina di date messe insieme da una band ormai consolidata come i Negramaro c’era. Foriero di altre difficoltà per il futuro. Così non è stato e l’AdriaticArena, anche per l’ormai annunciato successo del prossimo show di Zelig (13 dicembre) può tirare più di un sospiro di sollievo.
IL SUCCESSO cambia e fa cambiare. Vale per tutti, perché non deve valere per i Negramaro… Certo, le radici non si dimenticano ed il sound mediterraneo riprende spesso il sopravvento, ma il cantante Giuliano, vestito come il «Vampyr» che i pesaresi meno giovani sicuramente ricorderanno, e gli altri si stanno preparando ad un grade tour europeo. Così scampoli d’inglese e meno neo-romanticismo. L’omaggio a Mimmo Modugno è uno dei passaggi musicali più interessanti con la bellissima «Meraviglioso».
Mentre la retorica anti-militarista partorisce un accenno della «guerra di Piero» di Fabrizio De Andrè ed un no a tutte le guerre. Al di là dell’indubbio successo del concerto e della consistente popolarità musicale della band, soprattutto in un pubblico pieno di trentenni, il concerto dell’altra sera ha lasciato sconcertati per l’acustica. O l’impianto audio aveva i bassi troppo accentuati, che coprivano la voce del cantante o Giuliano ha esagerato nello storpiare le bellissime canzoni d’amore che sono il cuore del successo dei Negramaro. Che saranno anche un po’ arrabbiati con la società («Dal ’68 al 2008 nulla è cambiato», ha gridato Giuliano) ma che sono, fondamentalmente, dei teneroni. Ovviamente sentiremo ancora parlare a lungo di loro, perché in questi tre anni passati da un concerto pesarese all’altro, passa la differenza tra una band emergente ed un gruppo di successo.
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