Il tormentone dell'estate? 'Toda joia toda beleza' di Roy Paci
Notizia pubblicata il 18 agosto 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
La tromba più ascoltata dell'estate 2007 suona così: « Toda joia toda beleza». E' quella di Rosario (Roy) Paci, trombettista e arrangiatore nato 38 anni fa a Augusta, in provincia di Siracusa, che con la sua band, gli Aretuska (dall'antico nome di Siracusa: Aretusa) sta girando l'Italia per presentare il quarto album, «SuoNOglobal».
Contento della consacrazione, dopo tanti anni di gavetta?
«Mi fa piacere che la gente si accorga di
canzoni un po' diverse dalla solita pappa. Anche se non è stato colto a pieno il significato della mia canzone, che è piuttosto crudo, perché chi la ascolta si ferma spesso alla musica allegra e positiva. Comunque auguro la fortuna che sto avendo io ad amici come i Cor Veleno o la Bandabardò».
La sua canzone sarà la sigla del nuovo «Zelig»:
nel 2006 era ospite fisso della trasmissione, quest'anno cosa farà?
«Sarò il
direttore musicale del programma e farò in modo che ci sia più spazio per la musica. Ho in mente di
riportare in tv il repertorio italiano degli anni '50-60. Farò duettare
Claudio Bisio e
Vanessa Incontrada come Mina e Alberto Lupo».
Prima colonna di «Markette», da due stagioni a «Zelig»;
si direbbe che le piace lavorare in tv.
«Mi piace fare buona televisione,
Chiambretti è un grande provocatore e Bisio un grande comico. E poi non potevo rifiutare l'invito da parte di due grande professionisti come Gino e Michele (autori di «Zelig», ndr)».
Esordi in Sicilia: come ha iniziato a suonare la tromba?
«Mio
padre era sassofonista, mia madre cantava e insieme avevano un gruppo. La nostra casa era piena di strumenti musicali così a quattro anni e mezzo ho cominciato a
prendere lezioni di pianoforte. Ma ho iniziato a far musica sul serio a 10 anni, quando sono passato alla tromba. A 12 ero già la prima tromba della banda del paese, dove ho suonato per tanti anni prima di entrare a far parte dei
Mau Mau».
E a 19 è emigrato in Sudamerica. Che legame le è rimasto con la sua terra?
«Un rapporto di amore e odio: amore per la mia gente e per il territorio che è bellissimo, un odio per la mentalità, lontana da quella che vorrei ci fosse, dove domina ancora un'imperante gerontocrazia e un sistema di raccomandazioni».
La scelta di indossare con il suo gruppo vestiti da mafiosi anni '50 vuole essere un rifiuto di questa mentalità?
«Li usavamo all'inizio, l'idea
è nata come un gioco, una provocazione per urlare che noi siamo la mafia contro ogni tipo di mafia. Non nascondo che la cosa mi ha creato non pochi problemi in Sicilia, ma da quando lavoro fuori dall'Italia sono molto più libero».
La collaborazione che prosegue ormai da otto anni con Manu Chao invece come è nata?
«Ci siamo incontrati per caso in Spagna e ci siamo innamorati musicalmente. Da quel momento abbiamo sempre fatto cose insieme, io ho curato gli arrangiamenti dei suoi dischi, ma questa volta sono contento che lui abbia partecipato anche al mio nella canzone "
Toda joia". Quest'ultimo album è un lavoro maturo e aveva del materiale buono; per questo mi sono permesso di scomodare anche Manu».
L'album «SuoNOglobal» contiene ben 12 dialetti, a che si deve questa mescolanza?
«L'idea era quella di confondere e mescolare suoni, idiomi; il suono non ha nazione né religione, è "no" global, come suggerisce il titolo stesso. I testi sono cantati in un calderone di lingue e dialetti, mi diverte abbattere così le convenzioni linguistiche e musicali. "Toda Joia", per esempio è cantata in una sorta di "
itanol", dove la
grammatica spagnola è volutamente storpiata».
Il disco contiene
ben 5 duetti, oltre a Manu Chao, con Bandabardò, Negrita, Cor Veleno e Caparezza e Sud Sound System: si narra che lo abbiate registrato nello studio che lei ha costruito a Lecce, «la Posada»,
consumando 125 bottiglie di vino rosso...
«E' vero, con gli amici di sempre ci siamo ritrovati nel Salento l'inverno scorso a registrare in un clima molto conviviale. E' stato divertente».
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