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Tita Ruggeri, Tra trine e vecchi merletti ecco le donne di Romagna

Notizia pubblicata il 01 settembre 2007



Categoria notizia : Musica


Tita Ruggeri al Parco Nord del capoluogo emiliano presenterà i modelli anni '50 delle sarte di Galeata. IL TESORO E' NASCOSTO a Galeata, un paesino di neanche 2500 anime a una trentina di  chilometri da Forlì, che conoscono chi l'abita e forse pochi altri in zona.

OPERAZIONE NOSTALGIA

Eppure la storia recente ne tramanda una peculiarità unica: era pieno di sarte, tanto appassionate del loro lavoro da non essersi disfatte di molti dei capi cuciti e averli conservati in bauli e scatoloni. A futura memoria.

Oggi quel fatato mondo anni '50 e '60 dall'inconfondibile gusto "pizzi, trine e vecchi merletti" (da cui peraltro ha attinto a piene mani anche l'haute couture 2007) riemerge dalla naftalina di quei decenni per salire sulla passerella della Festa nazionale dell'Unità al Parco Nord di Bologna per la sfilata "Memoria. Come eravamo: dai bauli vecchi vestiti a spasso con i motori" (Piazza Senior,ore 20.30). Presentatrice d'eccezione Tita Ruggeri.

Amore, odio o indifferenza verso quel passato?
«Mi piace molto, adoro il sapore anni '50 e '60, forse perché mi ricorda l'infanzia e poi quegli accessori danno allegria e trasmettono un senso d'autenticità che poi si è via via perso».
Possiede allora un animo nostalgico?
«No, affatto, non tendo ad attaccarmi al passato però guardare le cose d'allora trasmette la sensazione di una manualità operosa e di valore che rendeva prezioso e imperituro anche il capo lavorato. Oggi invece avviene l'esatto contrario: abbiamo talmente tanta roba appiccicata addosso che l'istinto porta a liberarsi in fretta di tanto eccesso».

Di questo piccolo mondo antico c'è qualcosa che l'ha particolarmente colpita?
«Una camicia da notte che una bambina cominciò a ricamare quando aveva 8-10 anni e che con l'aiuto di madre e sorelle riuscì a portare a termine in tempo per la prima notte di
nozze. Segno che esisteva una percezione degli eventi del tutto diversa da quella di
oggi».
La sua personale è più sensibile a quanto è già accaduto o a ciò che deve ancora accadere?
«Beh, io sono molto proiettata verso il futuro che cerco incessantemente di visualizzare, immaginando e pensando grandi cose, soprattutto la possibilità di realizzare quanto desidero nel lavoro. E' una sensazione che non è stato facile conquistare».
Dal suo bagaglio professionale che cosa pensa che si potrà tirare fuori fra 40 o 50 anni?
«Alcuni personaggi di "Atipica", direi, anche buona parte delle cose fatte per le estati
bolognesi e pure qualcosa dell'inizio "sperimentale" della mia carriera, la fase gestuale che allora adoravo e che tuttora rispetto per lo spirito acerbo che emana e per la testimonianza di spinta che viene da quanti stanno cominciando una strada».

La donna d'oggi che cosa ha perso e che cosa ha guadagnato rispetto alle "antenate"?
«La sensazione che ho è che gli anni '50 e'60 abbiano rappresentato l'inizio della solitudine contemporanea. Dai famiglioni tradizionali si è passati al nucleo singolo chiuso nell'appartamento. Sembrava forse si spostasse solo il luogo dove vivere, in realtà ci stiamo ancora trascinando le conseguenze di quella scelta: le donne sono sole anche nell'allevare i figli e hanno bisogno di strutture esterne di supporto. Allora si guardava la questo con speranza e ottimismo, oggi è difficile anche solo riuscire a vedere uno
spiraglio positivo».

Però lei è tra le privilegiate...
«In realtà mi sento atipica quanto il mio spettacolo, non foss'altro che per il lavoro che faccio che è di una precarietà assoluta. Anzi cade a fagiolo una frase proprio di quello spettacolo quando dico che sto un'ora e un quarto in scena senza uscire proprio per la
paura che qualcuno possa prendere il mio posto».

C'è un motivo per cui la comicità al femminile stenta a imporsi: difetto "genetico" o discriminazione strisciante?
«Uomini e donne percepiscono le situazioni che vivono in maniera diversa per cui non necessariamente una donna deve fare la battutista come vien facile ai maschietti. L'importante è trovare le proprie corde. Io per esempio non sono una battutista ma mi piace lavorare sulla leggerezza trovando il divertente in tutte le cose».

Tita Ruggeri sarà presente alla Festa dell'Unità anche domani alle 20.30 sempre in Piazza
Senior con "La donna imperfetta", un reading di scritti delle donne in carcere alla Dozza
tratto da un laboratorio di scrittura tenuto da Marta Franceschini.