Tariq Ramadan al Pio Manzù di Rimini
Notizia pubblicata il 20 ottobre 2008
Categoria notizia : Eventi
Doveri e diritti dell'integrazione: la sfida dell'intellettuale che parla con Blair e Sarkozy. TARIQ Ramadan, quarantasei anni, grande fascino, di famiglia egiziana, é nato in Svizzera e lì é cresciuto, ha studiato, é divenuto l'intellettuale di riferimento degli islamici europei e più in generale di quelle comunità islamiche in Occidente avviate a divenire classe media;
LE GIORNATE DEL PIO MANZU' TARIQ RAMADAN
«Europei e islamici, é già una realtà »
i giovani musulmani accorrono alle sue conferenze e si scambiano i video in cui lui spiega le sue teorie; é stato chiamato da Tony Blair nel team che si occupava dei rapporti interreligiosi in Gran Bretagna; ha tenuto testa a Sarkozy quando era ministro dell'Interno e aveva grossi problemi con i giovani immigrati di terza e quarta generazione. Tariq Ramadan é ospite delle Giornate internazionali di studio del Centro Pio Manzù, a Rimini, e ruba la scena a primedonne del calibro di Asma al-Assad, bellissima first lady della Siria e Graà§a Simbine Machel Mandela, moglie di Nelson Mandela.
Professor Ramadan, di lei si dice che parli due lingue: una – dicono - é quella pacata che usa con le istituzioni e i media occidentali e l'altra é quella passionale con cui parla alle platee islamiche...
« Ho scritto 23 libri (molti tradotti in italiano, l'ultimo gli é stato commissionato direttamente da Einaudi: Islam e libertà ndr), ho registrato circa duecento video che vengono venduti in tutte le città europee, ho un mio sito: chiunque può verificare quali sono le mie idee. L'accusa di doppiezza é il modo con cui si tenta di mettermi a tacere».
Può riassumere le linee generali delle sue tesi?
«La prima tesi é che non c'é contraddizione tra l'essere europeo e essere musulmano. La seconda é che la stragrande maggioranza dei musulmani che vivono in Europa (tra i 12 e i 17 milioni) é ormai integrata. La terza tesi é che questi musulmani hanno fatto proprie le 4 L delle società europee: Legge, Lingua, Lealtà e Libertà , dove per Libertà si intende anche la consapevolezza dei propri diritti. Si intende cioé un rispetto reciproco».
Lei parla di post-integrazione.
Che significa?
«Che le comunità musulmane debbono cominciare a contribuire alla società in cui vivono, parlo quindi di condivisione delle responsabilità per affrontare i problemi che sono politici, sociali, economici, non sono problemi religiosi anche se qualcuno vorrebbe farcelo credere».
Un altro punto fondamentale delle sue teorie é l'autocritica, da una parte e dall'altra. Parliamo dell'autocritica che deve fare l'Islam.
«In primo luogo deve fare autocritica sulle letture radicali che vengono fatte dei testi sacri.
E' ovvio che vanno riletti alla luce dell'oggi e delle società in cui viviamo. Poi sulla questione femminile: le donne debbono essere considerate in primo luogo donne, persone, e non solo madri, mogli, figlie. Questo significa istruzione e apertura al mondo del lavoro, alla politica».
Ecco, restiamo alle donne.
Suo fratello su “Le Monde†ha giustificato la lapidazione per le donne adultere...
«Io non sono d'accordo con mio fratello. I testi religiosi prevedono la lapidazione, le punizioni corporali e la pena di morte. In alcuni paesi questa legge, la Shari'a, viene applicata: nella ‘povera' Nigeria e nella ‘ricca' Arabia Saudita, per esempio. Per quanto mi riguarda ho chiesto la moratoria generale su tutte queste punizioni che io ritengo ‘non applicabili'. Ho detto ‘non applicabili' e sono stato subito accusato: ma allora non sei contrario! Io dico che tra i musulmani si deve aprire un dibattito, ma deve nascere dal nostro interno. Se qualcuno di voi, a Parigi o a Roma, grida allo scandalo, la reazione dei musulmani sarà : ecco il solito occidentale presuntuoso che vuole insegnarci la vera etica... dunque la vostra ‘dura condanna' non servirà a niente».
Invece se lo dice lei?
«Se sono io, un musulmano, a invitare alla riflessione otterrò maggiore attenzione: come in tutte le cose serve un processo a tappe, per questo dico ‘non applicabili'. Ed é proprio questa posizione che mi fa essere ‘persona non grata' in Arabia Saudita, in Siria, Giordania e al tempo stesso essere indicato come ‘fondamentalista' in alcuni paesi dell'Occidente e interdetto in Usa: in entrambi i casi si tratta di strumentalizzazioni. La verità é che da una parte e dall'altra ci sono persone che fanno di tutto per impedire che si realizzi quell'Islam europeo, piuttosto che americano o canadese, che io auspico, nel segno della ragionevolezza, del dialogo, dell'interscambio, del reciproco arricchimento».