Swingle Singers, perfezione ad alta voce
Notizia pubblicata il 22 maggio 2009
Categoria notizia : Musica
HANNO FATTO CONOSCERE Bach al pubblico del jazz e Duke Ellington a quello della classica. Luciano Berio li ha adottati e Piero Angela ha scelto un loro brano (l’Aria sulla quarta corda) per la sigla di Superquark.
Gli Swingle Singers hanno però affrontato anche i grandi autori del pop (Beatles in testa, Queen, Procol Harum) fino ad affrontare il Beatbox dei rapper. Ora presenteranno in anteprima mondiale a Reggio Emilia (teatro Valli) il loro ultimo album Ferris Wheels, una “ruota panoramica” sul grande rock degli ultimi anni con i brani di Joni Mitchell, Sting e Bjork. Un’occasione anche per dare una mano ai bambini di Haiti per iniziativa della Fondazione Francesca Rava-Nph Italia, un rapporto nato per un memorabile concerto alla Scala. Ne parliamo con il basso Tobias Hug
Dopo tanti anni di attività, qual è la carateristica 2009 degli Swingle Singers?
«La nostra filosofìa non è mai cambiata: usare la voce in modo strumentale e fondere stili differenti di musica per creare qualcosa di nuovo. Questi principi ci hanno permesso di avere forza, energia e idee musicali durature, cosicché il gruppo, dopo quarantasei anni di attività, sta ancora andando forte. Naturalmente i tempi, i cantanti, le tecnologie, il repertorio sono cambiati, ma questo è positivo oltre che necessario».
Gli Swingle Singers all’inizio erano accompagnati da un contrabbasso e una batteria. Oggi siete un gruppo prevalentemente a cappella, come mai?
«La voce è il più immediato di tutti gli strumenti: fra esecutore e ascoltatore non c’è altro. È anche estremamente versatile: non ci sono limiti a quanto si possa fare con la voce. Così amiamo forzarne i confini ed esplorarne le possibilità».
Però talvolta affrontate un repertorio con orchestra…
«E’ quello più impegnativo che riguarda le pagine di musica contemporanea scritte appositamente per noi».
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