Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Accorsi: «Torno a teatro sconvolto da un dubbio». Nel testo di Shanley é un prete accusato di pedofilia: «Nulla é mai come sembra»

Notizia pubblicata il 09 febbraio 2008



Categoria notizia : Spettacoli


LA STORIA, scritta magistralmente da John Patrick Shanley (che con «Il dubbio» ha vinto il premio Pulitzer, tre anni fa), é di quelle dure, durissime. Da una parte un prete, incalzato dalle infamanti accuse di abuso sessuale su un ragazzino. Dall'altro una suora (interpretata da Lucilla Morlacchi), che dirige la scuola nel Bronx dove il sacerdote presta servizio, e che é convinta della sua colpevolezza.

Il ruolo del prete pedofilo nell'America post-kennedyana (lo spettacolo é ambientato nel 1964) spaventerebbe chiunque. Ma non Stefano Accorsi. Che ha fatto di tutto per portare in scena questo spettacolo che segna il suo ritorno a teatro dopo dodici anni, con la regia di Sergio Castellitto. Il debutto giovedì prossimo, al Teatro Storchi di Modena, preceduto però in questi giorni da alcune anteprime. L'altra sera la prima a Correggio («mi sentivo come a casa, é stato bellissimo»), stasera e domani una nuova anteprima al Teatro della Regina di Cattolica, poi ancora martedì e mercoledì al Teatro Bonci di Cesena.

Accorsi, si emoziona ancora quando va in scena?
«Assolutamente. Avevo dimenticato la sensazione che può dare il teatro, il contatto diretto col pubblico… E' un'emozione che il cinema non può darti».
Lo spettacolo é diretto da Sergio Castellitto: com'é nata la vostra collaborazione?
«In maniera del tutto casuale, anche se sono felicissimo che Sergio abbia accettato di dirigermi. Quando ho assistito allo spettacolo in Francia, ho cercato subito di acquisire i diritti del testo per poterlo portare in scena in Italia. Poi mi sono rivolto a un produttore, che aveva già  lavorato con Castellitto. Così lui lo ha chiamato, e Sergio ha accettato. E' stata una grande soddisfazione lavorare con lui».

Castellitto sarà  a vederla alla prima a Modena?
«Purtroppo no, perchè é impegnato. Ma ha promesso di venirci a vedere non appena sarà  più libero».

Perchè ha scelto di tornare a teatro con un testo difficile, impegnativo e che tratta un tema così delicato, quale la pedofilia?
«L'ho visto in Francia, nella versione diretta da Roman Polanski, e mi ha subito entusiasmato. E' un testo molto forte, potente, che tratta un tema certamente scottante come la pedofilia. Ma nello spettacolo, così come nel testo di Shanley, l'accusa nei confronti del sacerdote diventa il pretesto per affrontare il tema del dubbio. Fino alla fine gli spettatori non sanno se il prete ha davvero commesso quello di cui é accusato. Il senso di tutto é: le cose non sono quasi mai come ci sembrano, occorre sempre rimettersi in discussione…».

Anche lei, dopo tanti successi cinematografici, si é messo in discussione ritornando a teatro…
«Ed é stato bellissimo. A Correggio, dove mi conoscevano già  dai tempi di "Radiofreccia" (il primo film di Ligabue), ho sentito un calore, un affetto incredibili. Mi mancava il teatro, e credo di non poterne più fare a meno. Ne sento davvero il bisogno. Compatibilmente con gli altri impegni, mi piacerebbe fare uno spettacolo a stagione».

Fino a quando sarà  impegnato con la tournèe?
«Fino a maggio, credo poi che in estate tornerò sul set. Mi aspettano le lavorazioni di due nuovi film: uno in Italia, ma ancora non posso svelare nulla, e uno in Francia».

Tornerà  a lavorare con Ferzan Ozpetek?
«Con lui c'é un grande feeling, ma credo che non per questo un regista e un attore debbano lavorare sempre insieme a ogni film. Tanto che nella sua nuova pellicola io non ci sarò».

Lei é diventato un attore molto affermato anche in Francia, dove vive da anni con la sua compagna, Laetitia Casta. Meglio il cinema d'autore francese, o quello italiano?
«Credo che in Italia, nonostante tutto, si girino ancora molti film d'autore. E questo perchè ci sono autori e registi bravi, come Sorrentino, Costanzo e tanti altri, che sanno fare dell'ottimo cinema. In Francia forse si fanno più film, ma l'Italia, a mio parere, ha molti più buoni autori. Il vero problema del cinema italiano é che ci sono poche risorse».