Il rumore delle metropoli è la partitura di Squarepusher
Notizia pubblicata il 17 aprile 2009
Categoria notizia : Musica
TRA JACO Pastorius e la musica concreta. Il virtuosismo al basso elettrico di Squarepusher, giovane strumentista inglese che arriva a Bologna questa sera all’Estragon per la sua unica data italiana cita, in una miscela velocissima e molto colta, le avanguardie del jazz americano degli anni ‘60 e gli esperimenti dei compositori contemporanei, come John Cage.
L’artista si esibisce alle 23.30, anticipato alle 22 da Bochum Welt (biglietti ancora disponibili a 18 euro). E’ come se il rumore delle metropoli, quello che fa da sfondo alla nostra vita, diventasse una partitura fluida, una composizione unica , sinfonica persino, che questo incredibile musicista trasforma in ritmo buono per ballare come per improvvisare tra funk, rock e jazz.
DAL VIVO è solo sul palco, imbraccia il basso e ai suoi piedi si stende una quantità infinita di pedali, manopole, piccole scatole che generano suoni elettronici e che filtrano il rumore delle corde. La performance è esclusivamente strumentale e passa con disinvoltura dalle dichiarazioni d’amore per i Weather Report, Miles Davis e il jazz elettrico alla ricerca della bellezza dello spazio ai moderni breakbeat, i frammenti di basso e batteria che, montati, incastrati tra loro, danno alla musica una dimensione tribale, africana che ha molto più a che fare con i tam tam che con i computer. Lui, Tom Jenkinson (nella foto), si divide, con noncurante leggerezza, tra le discoteche ed i festival jazz, dove persino i più integrali puristi della cultura afro americana sono costretti a rendere omaggo al suo talento.
FLEA, dei Red Hot Chili Peppers, lo ha definito «il miglior bassista sulla terra», Thom Yorke dei Radiohead è un suo devoto ascoltatore perché, spiega, «Squarepusher è un continuo innovatore, sembra non essere mai soddisfatto dei livelli raggiunti dalla sua tecnica», Sofia Coppola gli ha commissionato le musiche di tanti film. Memorabile l’utilizzo della sequenza di basso che scandisce i fotogrammi più belli di Lost in Transition.
L’ARTISTA esordisce nel 1996 con Feed Me Weird Thing e subito stupisce per il desiderio, coltivato contro ogni logica, di unire le atmosfere dell’elettronica più cupa, quella diventata il linguaggio delle periferie multiculturali londinesi, il drum’n’bass, con l’eleganza formale dei dischi di Stanley Clarke e Miroslav Vitous, i bassisti che hanno scritto le pagine più significative del free jazz americano.
Musicista prolifico, ha pubblicato di recente l’album Just a Souvenir dove esaspera la complessità dei suoi esercizi strumentali. Ed è proprio questo lavoro la base del concerto all’Estragon, una esibizione durante la quale, come è sua abitudine, Tom Jenkinson si trasforma, mentre lo spettacolo prosegue, da distaccato musicista piegato sul suo strumento, in furibondo intrattenitore, una vera rockstar che cerca il dialogo con il pubblico, lo incita, urla con lui, trascinando gli spettatori in un vortice di suoni che nessuna partitura riesce a contenere.
Info allo 051 323490. A partire dall’1 per l’aftershow si alterneranno Dj Trinity e Low Frequency Club con Dj Scandella.
foto by http://www.flickr.com/photos/frf_kmeron/