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'Noi che studiamo suonando'. L’esperienza di 'Spira Mirabilis': talento e creatività di giovani musicisti

Notizia pubblicata il 25 aprile 2009



Categoria notizia : Musica


LA SPIRA MIRABILIS, nel linguaggio geometrico, è una spirale logaritmica che ingrandita di quanto si voglia rimane perfettamente sovrapponibile alla spirale di partenza.

E non a caso prende il nome di Spira Mirabilis il progetto musicale che lega fra loro 37 giovani musicisti che provengono da tutta Europa, hanno un’età media inferiore ai 26 anni, e fanno parte delle migliori accademie e orchestre europee (Berliner Philharmoniker Akademie, Luzern Festival Orchestra, Mahler Chamber Orchestra, Chamber Orchestra of Europe, Orchestra Mozart). Anche se si esibiscono di volta in volta come duo, o trio, o quartetto o come orchestra completa, con la particolarità che non vi è mai la figura del direttore, lo spirito che li accompagna è sempre lo stesso.
TIMOTI FREGNI, 28enne violinista, nipote e figlio d’arte (suo nonno era il celebre scenografo Koki Fregni, suo padre il pianista jazz Davide Fregni), è uno degli ideatori del progetto, che ha tra le sedi d’elezione la cittadina di Formigine. E proprio a Formigine i giovani musicisti si esibiranno in concerto oggi alle 18.30 alla sala teatro della Polisportiva Formiginese, presentando la Sinfonia n. 1 in do maggiore op.21 di Beethoven.

Fregni, cos’è Spira Mirabilis?
«Si tratta di un progetto di studio. La Spira è nata per rispondere ad un desiderio musicale, intimo, condiviso da una ristretta minoranza dei musicisti che come noi hanno il privilegio di avere fatto della passione per la musica un lavoro, e di esercitarlo nelle realtà più stimolanti ed esaltanti d’Europa: ci mancava il tempo per farci delle domande, per cercarne le risposte, per sbagliare e fare esperimenti. E per condividere le tappe di questo percorso con nuovi pubblici, non abituati alle sale da concerto. Ne viene fuori un importante aspetto di diffusione della musica d’arte (un effetto e non un fine del nostro lavoro): è musica difficile, che richiede uno sforzo all’ascolto, un atteggiamento attivo e un po’ di cultura, ma ne vale la pena. Fare finta che tutto debba essere semplice e scorrere come acqua fresca non rende, secondo noi, un buon servizio alla musica e all’arte».

Cosa caratterizza maggiormente le vostre esecuzioni?
«Per parte mia credo che la caratteristica fondamentale sia l’onestà intellettuale con cui approcciamo lo studio di una sinfonia. Le nostre scelte non hanno più valore di altre, se non per il fatto (non trascurabile) che ognuna ha una motivazione, organica all’identità musicale (il più possibile univoca, altrimenti suonare senza direttore rischierebbe di essere dilettantesco o esibizionista) che stiamo costruendo. Nessuna decisione è presa perché ‘‘ci piace di più così”: servono motivazioni tali per cui ogni membro del gruppo si riconosca nella decisione interpretativa».

Quindi?
«A volte la decisione è... non decidere: in concerto si reagirà gli uni agli altri, prendendosi un rischio che nelle nostre orchestre (inserite nel ‘mercato musicale’) probabilmente non potremmo concederci. A molte persone arriva l’energia con cui ci presentiamo al pubblico: dietro c’è un lavoro puntiglioso, maniacale, faticoso, lungo, continuo di cui la nostra energia è un effetto collaterale che non dovrebbe però distrarre l’ascolto dalla cultura e dalla passione che originano la Spira mirabilis».

Qual è il vostro rapporto con Modena, e con Formigine in particolare?
«Formigine ci ha accolti fin dagli albori del progetto, e tutti noi quando arriviamo ci sentiamo a casa! Del resto siamo un gruppo volutamente slegato da un’identità geografica: la nostra identità è esclusivamente musicale e trovarci a studiare a Formigine è stata poco più di una fortunata coincidenza».

http://www.flickr.com/photos/graphia