Antonio Albanese
Notizia pubblicata il 06 aprile 2007
Antonio Albanese Ritorna a gran voce "Psicoparty" di Antonio Albanese. Psicoparty nasce come spettacolo sulla paura o meglio sulle paure. Bologna, dal 2 al 7 Aprile 2007
T
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ANTONIO ALBANESE in "PSICOPARTY" da martedì 3 aprile 2007 a sabato 7 aprile 2007
di Antonio Albanese e Michele Serra
regia di Giampiero Solari
scritto con Giampiero Solari, Piero Guerrera, Enzo Santin
musiche di Teo Ciavarella e Guglielmo Pagnozzi
Quelle lecite e quelle illecite, quelle che aiutano a guardarsi dentro e quelle che impediscono di vivere. Quelle che ci trasformano in maschere sbigottite, le maschere che Antonio Albanese incarna perfino anatomicamente con la fisicità stravolta dei suoi personaggi. Quelle che ci paralizzano, immobilizzandoci dentro le nostre abitudini, dentro i nostri lussi e dentro i nostri egoismi. Per questo spettacolo si è riunito lo stesso affiatato gruppo che diede vita a 'Giù al nord', Michele Serra e Giampiero Solari, assieme a Piero Guerrera ed Enzo Santin.
Sulla scena insieme ad Albanese i musicisti, Teo Ciavarella e Guglielmo Pagnozzi che lo accompagnano lungo gli umori, le paure e le nevrosi dei personaggi stralunati di "Psicoparty".
BIOGRAFIA ANTONIO ALBANESE
Antonio Albanese, emerso grazie alla esilarante galleria di personaggi di "Mai dire goal", si è rivelato uno degli attori più interessanti del panorama comico (e non solo) italiano. Merito di una ironia sottile, di una mimica impareggiabile e di un acuto spirito malinconico. Il suo ultimo film, "Il mio matrimonio in crisi" mette alla berlina le esagerazioni della new age
Istrione, goliardico, malinconico, dotato di un'impareggiabile mimica facciale, Antonio
Albanesi è uno dei personaggi di punta del teatro comico e del cinema brillante italiano. Nato ad Olginate (Lecco) il 10 ottobre 1964 da una famiglia di origine siciliana, si iscrive alla Civica Scuola d'Arte Drammatica di Milano, dalla quale esce diplomato nel 1991.
Debutta come attore di cabaret al teatro Zelig di Milano, partecipa al "Maurizio Costanzo Show", al varietà condotto da Paolo Rossi "Su la testa...!" (1992), alla trasmissione "Mai dire gol" (1993): in quest'ultima, mette a punto una serie di personaggi (il gentile Epifanio, l'aggressivo Alex Drastico, il telecronista-ballerino Frengo, il giardiniere di casa Berlusconi Pier Piero) divenuti famosi, i cui monologhi vengono successivamente riproposti nel volume "Patapim e Patapam" (1994).
In teatro, ottiene grande successo con "Uomo!" (1992, poi ripreso nel 1994) e, più recentemente, con "Giù al Nord" (1997), scritto con Michele Serra ed Enzo Santin. Nel cinema, debutta come interprete in "Vesna va veloce" (1996), nel ruolo sommesso e malinconico del muratore Antonio; quindi, in "Tu ridi" (1998) di Paolo e Vittorio Taviani, indossa i panni di un baritono costretto a non cantare più per problemi di cuore.
Il suo esordio dietro la macchina da presa è con "Uomo d'acqua dolce" (1997): scritto assieme a Vincenzo Cerami, inscena la vicenda esile e surreale d'un maestro di scuola che, avendo perduto la memoria per un colpo alla
testa, torna alla propria famiglia dopo un'assenza durata cinque anni. "La fame e la sete" (1999), ancora concepito in collaborazione con Cerami, è la sua seconda prova come regista. Nel 2000 interpreta "La lingua del santo" di Carlo Mazzacurati.
Nel 2002, Antonio Albanese torna con "Il nostro matrimonio è in crisi", un film agrodolce, in cui l'attore intraprende un viaggio grottesco di chi, per raggiungere la felicità, si immerge nelle manie New Age, nelle mode salutista, nell'orientalismo facile e posticcio. Il film, scritto insieme a Vincenzo Cerami e Michele Serra, è la storia di Antonio, che nel giorno stesso in cui si sposa viene lasciato dalla neo moglie Alice (Aisha Cerami), la quale gli comunica di dover andare alla ricerca del "proprio Io" in un centro di salute spirituale, guidato dallo pseudo maestro Makerbek (Shel Shapiro).
"Mi divertiva rappresentare situazioni e personaggi che esistono realmente, industriali o giovani annoiati che vanno in questi centri dove si praticano corsi assurdi", spiega il regista, che è anche protagonista del film. Una satira contro gli imbroglioni, insomma, anche se, sottolinea, "non si può addossare la colpa tutta a loro". Ma il film finisce con l'essere soprattutto un elogio della normalità: "la cosa più importante, divertente e interessante che ci sia", garantisce Albanese.