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Sabato 29 al Teatro Masini. Salendo con Silvestri fra le Cose di Musica. Serata dedicata alla storica agenzia milanese

Notizia pubblicata il 23 novembre 2008



Categoria notizia : Musica


LO SGABELLO era precario, i cartelli artigianali e coloratissimi. Un piccolo terremoto per l’impomatato palco di Sanremo, anno di grazia 1995: Ariston-pellicce-trottolini amorosi, la combinazione che quel ragazzo spezzò con il suo ‘Uomo col megafono’. Fu una secchiata di caffè per il palco assuefatto a strascichi e madreperle; e infatti il pubblico lo ‘premiò’ con l’ultimo posto, trattamento già riservato a Vasco Rossi e alla ‘Vita spericolata’.

Ma Daniele Silvestri mica s’impressionò: tirò dritto e sera dopo sera i cartelli crebbero, tanto che alla fine arrivò anche il premio Volare, leggi quello per il miglior testo del Festival. Sembra passata una vita, ma sono solo quindici anni da quando Daniele Silvestri ha esordito e da quando piombò col suo megafono in Riviera. E per il romano de Roma, mano lieve della canzone italiana, sempre in bilico tra filastrocche pop, sintesi lessicali e delizie latine, è arrivato il momento di festeggiare: seconda serata alle 21 al Masini (costo 15 euro), sabato 29 il teatro sarà tutto per lui. Quindici anni di carriera mica si possono lasciar passare così.
‘L’UOMO col megafono’, si diceva, a Sanremo venne massacrato e lodato. E Sanremo ha in qualche modo scandito come un metronomo la carriera di Daniele, eterno ragazzo dall’animo caliente (anche se pezzi come ‘Cohiba’ o ‘La rivoluzione’ sono autonomi dal Festival). Tutte le sue partecipazioni han ricamato serate da favola tra un fiore e l’altro. Anno 1999: è in gara con ‘Aria’, urlo contro la pena di morte. Applausi e lacrime. Anno 2002: porta la febbre del sabato sera, un po’ elettronica e un po’ gagliarda, di ‘Salirò’, pezzo che sbanca le classifiche e per cui i suoi figli gli saran grati in eterno. Anno 2007: la magia si ripete con ‘La paranza’, tormentone con l’anima e un groove assassino.
E DIETRO tutto questo — o almeno buona parte di questo — c’è ‘Cose di musica’, l’agenzia indipendente milanese nata nel 1984 che ha seguito gente come De Andrè, Ivano Fossati e Fiorella Mannoia e che pulsa in filigrana alla seconda seratona Mei. Perché Daniele Silvestri mica vien da solo: con lui anche Capone& Bungt Bangt, la ‘sgangherata’ e allegra combriccola di percussionisti ricicloni che han fatto ‘friggere’ ‘La paranza’ in una versione alternativa. E poi Fabrizio Tarroni, Ania, Madame X ma anche la bella Alice Ricciardi, una delle più sensibili voci jazz italiane. Sì, proprio la cantante che ha riscritto ‘Le tue mani’ (qualcuno si ricorda di Lucia Mannucci?), trasformando il pezzo anni Cinquanta in un distillato purissimo di classe suadente.
MA LO SPETTACOLO non finisce mica qui. C’è la stella dark e sensuale di Angela Baraldi sulla serata di Cose di musica: l’investigatrice di ‘Quo vadis, baby?’, voluta da Gabriele Salvatores per scandagliare la bollente Bologna noir, nasce come cantante anche se per il grande pubblico era una sconosciuta (che però ha usato la sua voce per i più grossi nomi della musica leggera italiana). La sua versione di ‘Impressioni di settembre’ — sulla carta un piccolo tentativo di suicidio — è invece convincente, sudata e tagliente. Vibra, la voce di Angela, e vibra anche quella di Tricarico, ultimo grande big della serata: due canzoni bastano per spiegarlo, ‘Io sono Francesco’ e ‘Voglio una vita tranquilla’. Sfumato, sensibile, capace di giocare con le allitterazioni e di strascicare le vocali: Tricarico è così, un compositore cubista. Ma non è mica una barba, s’intende: la sua è autoironia, come quella di Silvestri.

foto by http://www.flickr.com/photos/digital_freak