Ma questo Shakespeare é uno show. Un po' noir, molto moderno: 'Misura per misura' strappa applausi
Notizia pubblicata il 24 gennaio 2008
Categoria notizia : Spettacoli
COMMEDIA del sesso, della contraddizione, della ipocrisia, della corruzione, dell'ambiguità : così é stata più volte definita 'Misura per misura' di Shakespeare, in scena al Diego Fabbri.
C'é però da aggiungere che é senz'altro una commedia contemporanea. Attuali i raggiri della politica: la lealtà , la fedeltà e l'onestà sono finiti dentro un pozzo senza fondo. «Quanti sono i potenti che mascherando le loro azioni si sono fatti delle reputazioni!», dice Gabriele Lavia in uno dei suoi tanti splendidi monologhi in cui l'attore pare conversare con la platea.
DICEVAMO spettacolo moderno. Moderni sono gli abiti, firmati da Andrea Viotti, alcuni addirittura dark: alti stivaloni, body ridottissimi per le ragazze che fanno parte di una società corrotta in cui predominano scaltri ruffiani e prostitute. Moderno é poi l'uso della cinepresa che, nelle ultime scene, viene puntata dall'operatore, con inquadrature spesso inquietanti, sui personaggi, proiettandoli poi su uno schermo in fondo alla scena. Spettacolo, dunque, tradotto con effetti moderni senza però alterare le parole ed il significato del dramma shakesperiano. Le scene, genialissime, di Carmelo Giammello sono delle enormi saracinesche in ferro che scivolano, salgono, scendono creando una mobilità spaziale che definisce luoghi e ambienti.
IL SIMBOLO é evidente: l'accento é puntato sulla parte più triste e decadente di Vienna, cupa proprio com'é l'umore che serpeggia in ogni angolo. In questa ambientazione si svolge tutta la commedia che si compiace anche di qualche incursione degli attori in platea fra il pubblico. 'Misura per misura' é una commedia difficile, ricca di eventi che si intrecciano. La straordinaria qualità di attore com'é quella di Gabriele Lavia (che interpreta il duplice ruolo del duca Vincenzo e, attraverso il suo travestimento, del frate Ludovico) sa dar voce ad umori diversi: da quelli seri del duca a quelli faceti e talora istrionici del frate, dalle frasi dogmatiche scandite lentamente alle battute che interagiscono col pubblico.
LAVIA, funambolo nella parola e nell'azione, offre momenti di magistrale recitazione sottolineata da ripetuti applausi a scena aperta. Attore, ma anche regista, dello spettacolo, ha saputo creare segmenti di grande tensione e altri di divertita e giocosa ironia, rendendo la piéce intrigante e priva di momenti di monotonia. In certi momenti sembra quasi una commedia brillante, per ritornare, subito dopo, e con calcolo misurato, sui temi seri. Bravo Lorenzo Lavia (figlio di Gabriele) il gelido e rigorosissimo vicario Angelo: Angelo più di nome che di fatto, uomo dalla 'frigida castità ' che condanna a morte Claudio (Alessandro Riceci) per fornicazione, ma per seguirne poi l'esempio cercando un rapporto sessuale ( che non avrà ) con Isabella (Federica di Martino), una suora novizia, sorella di Claudio. Vivace, ambiguo e falso é Lucio, ottimamente interpretato da Francesco Bonomo. Ciascuno alla fine avrà il premio o la pena che gli spetta: proprio misura per misura. Applausi ripetuti e meritatissimi per tutti.
(photo by Yelnoc)