Settemila Barbie vestite la numero 1 è napoletana
Notizia pubblicata il 30 maggio 2008
Categoria notizia : Turismo
Barbie, sulla soglia dei cinquant' anni, è in crisi? Certo non per Antonio Russo, considerato tra i più importanti collezionisti italiani del genere fashion dolls - ovvero le bambole che si vestono. Mentre i bambini e le bambine sembrano avere smesso di sognare la bambola americana per preferirle la Bratz o la Playstation, Russo, medico napoletano, sta organizzando un' esposizione speciale di Barbie della sua raccolta, per festeggiare il compleanno e l' entrata a pieno titolo negli oggetti di modernariato in occasione della quinta edizione del "Rimini Fashiondolls Convention 2008", in programma il prossimo settembre.
Punta di diamante della collezione di 7.000 pezzi, di cui 5.500 sono appunto Barbie, è la mitica "numero 1", un modello ormai introvabile, immesso sul mercato quasi cinquant' anni fa, appunto, nel lontano 1959.
E' una bambola molto diversa da quella che siamo abituati a vedere: il corpo snodato di plastica rigida, il costume zebrato, i sandali col tacco alto, la testa piccola con il viso dipinto a mano, incorniciato da una frangia riccia ed i capelli scuri, legati a coda di cavallo, gli orecchini d' oro a cerchio pendant, con un espressione sofisticata, anzi un po' snob. Ma infiniti sono i generi che appartengono alla raccolta: dalla Barbie "taglie forti", alle orientali in chimono, dalle Super Star, vestite dalle grandi firme della moda, alle bambole-centauro, con tanto di motocicletta. La preferita di Russo resta un modello che, dice, «è la copia esatta di mia moglie, solo in piccolo. L' ho trovata per caso e sono rimasto folgorato».
La passione di Russo è nata quando a soli cinque anni, nel 1965, scopre la Barbie, avversata in Italia, tra i giochi di una cugina «mi affascinava una bambola che somigliasse ad una donna in miniatura e autonoma. Adoravo soprattutto le scarpe di Barbie e poi gli abiti con le bretelle larghe, il busto stretto e la gonna ampia che mi ricordavano mia madre». Dopo avere abilmente "sottratto" la bambola alla cugina, ma anche altre bambole alla sorella, alle fidanzate e all' attuale moglie, Russo, oggi presidente del Doll Collector Club Italia, unico club riconosciuto, ma indipendente, dalla Mattel, l' azienda che produce la pupa bionda, sostiene che l' oggetto oramai di culto ha segnato la storia del costume.
«La prima bambola in legno snodabile - racconta - è stata ritrovata nella tomba di Crepereia, in epoca romana, un giocattolo d' elite nato per abituare le aristocratiche fanciulle romane alla vita da donne e mogli». La cosa più divertente è che Barbie, prototipo della donna americana è la copia di lusso di una bambola tedesca, venduta come gadget per adulti con il "Die Bild-Zeitung" «una Bild-Lilli, riproduzione in 3-D di un personaggio di una striscia di cartoni.
La Barbie fu copiata con un' intenzione molto commerciale da Ruth Handler, che come nel film "La moglie perfetta", ha inventato un vero e proprio mondo. In viaggio in Germania, nel 1956, con il marito Elliot Mattel, acquistò l' oggetto in un negozio di tabacchi. A testare il prodotto fu Barbara, la figlia, che, soprannominata Barbie, diede il nome alla bambola». Antonio Russo ha dovuto adibire un appartamento intero per ospitare le amate bambole, di cui si prende cura personalmente. La Barbie che, per Russo è il riflesso di un' idea di «donna sicura di sé, che appartiene al nostro tempo» è un oggetto molto difficile da collazionare perché introvabile sul mercato in Italia, mentre se ne trovano in Germania e in Nord Europa, dove possono arrivare a costare cifre altissime.