Il Federico Fellini scrittore che piaceva a Kezich
Notizia pubblicata il 30 ottobre 2009
Categoria notizia : Cultura
ROMA. Un'edizione dedicata all'amico e studioso Tullio Kezich, scomparso lo scorso inverno, quella di quest'anno del Convegno Fellini (6- 7 novembre 2009) dal titolo "La sceneggiatura. all'italiana: Fellini,Pinelli e gli altri". Fu sua infatti l'idea di focalizzare l'attenzione sul Fellini sceneggiatore e sarà lo stesso Kezich ha spìegarne le ragioni in un video girato prima della sua morte e che aprirà le giornate del convegno venerdì 6 novembre (ore 15 Teatro degli Atti).
Un video girato prima della sua morte aprirà le giornate in programma il 6 e 7 novembre. Attesa per Sidney Lumet. L'edizione 2009 dedicherà il convegno alla sceneggiatura con Cerami e Starnone
Finché c'è stato Tullio dice il critico Mario Sesti, che sarà moderatore del convegno - il transatlantico della memoria felliniana era ancora con noi, un legame tangibile e presente, quest'anno saremo costretti a un'elaborazione del lutto che rende il premio particolarmente solenne».
Studiosi e scrittori, tra cui Vincenzo Cerami e Domenico Starnone, ma anche Gian Piero Brunetta e Tonino Guerra, porteranno i presenti in un viaggio in un universo affascinante "popolato di trattorie e curiosi sotto scala - aggiunge Sesti - dove le sceneggiature si scrivevano a quattro, otto mani" fino al riconoscimento del ruolo dello sceneggiatore come co-autore del film. «Non esiste cinema senza scrittura - ricorda il Presidente del la Fondazione Fellini, Pupi Avati - ed è impossibile fare un brutto film avendo una buona sceneggiatura».
Il Premio della Fondazione 2009 andrà a Sidney Lumet, regista americano che nella sua vasta filmografia ha realizzato opere che hanno avuto un posto speciale nell'immaginario cinematografico degli spettatori da "Serpico" a "Quel pomeriggio di un giorno dacani" a "Quinto potere", fino al divertente poliziesco "Prova a prenderrnì".
«Un scelta particolarmente felice - spiega Mario Sesti - Lumet viene dalla generazione post Studios e cresciuto come tutta quella generazione di registi americani nell'amore per il cinema europeo. Per loro Fellini era un autore così personale da riempire il cinema di cose che prima di lui non c'erano».
Un'occasione unica per sentire Lumet, regista quanto mai schivo che raramente concede interviste, sarà sabato 7 novembre (alle 12.30, Cineteca del Comune di Rimini), mentre alla chiusura del convegno, sempre sabato, il regista esporrà una relazione sul suo cinema alla luce dell'influenza felliniana.
È sul Premio che mette l'accento Pupi Avati:
«Quando nel 2004 abbia mo pensato con il direttore della fondazione Vittorio Boarini questo premio - dice Avatì - volevamo che fosse per dare visibilità a registi che avessero una carriera consolidata perché il premio avesse un certa autorità. Non avremmo mai immaginato di avere cosi illustri ospiti». Orgoglioso, ma senza rinunciare all'autoironia, Avati prosegue: «Il primo anno fu inquietante per me perché il premio fu dato a Scorsese che era più giovane di me e già riceveva un premio alla carriera, ma poi come avete ben visto ci siamo rifatti negli anni seguenti fino al maestro Manoel de Oliveira che ha innalzato vertiginosamente la media».
Una battuta per dire che il cinema è un mestiere dove non si finisce mai d'imparare, pieno di alti e bassi e in cui il regista Avati per primo non smette mai di porsi con l'umiltà dell'allievo