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Meeting di Rimini, Sacconi e Bonanni mettono in crisi l'unità  sindacale.

Notizia pubblicata il 26 agosto 2008



Categoria notizia : Fatti Curiosi


SACCONI e Bonanni si fanno l'occhiolino. La Confindustria sorride, sorniona. A Guglielmo Epifani, finito in un angolo insieme a tutta la Cgil, fischiano le orecchie. E gli fischiano da morire quando Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, va giù pesante: « Entro settembre vogliamo e dobbiamo chiudere l'accordo con Confindustria sulla nuova struttura contrattuale nel mondo del lavoro.

A tutti i costi. Le detassazioni sugli straordinari portano facilitazioni per 2,7 miliardi all'anno: sarebbe un delitto perderli. Sono proprio curioso di vedere come andrà  a finire questo film. Vedo troppa gente schizzinosa in giro. Voglio vedere chi si prenderà  la responsabilità  di fregare i lavoratori italiani».

SàŒ, DICE proprio “fregare” Bonanni. Non cita nè il nome Epifani nè il più generico Cgil, ma lo capiscono anche i muri che il bersaglio sta proprio dalle parti del sindacato confederale più distante dal governo, che glissa e nicchia su quell'accordo che da un lato renderebbe permanente la detassazione sugli straordinari e dall'altro aprirebbe anche alla contrattazione decentrata (pure su questo argomento Bonanni é favorevole).

E' ufficiale: al Meeting di Rimini l'asse governo-Cisl trova nuova energia. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e Raffaele Bonanni sembrano Claudio Sala e Pupi Pulici dei tempi d'oro del Torino (calcio). Uno fa l'assist, l'altro la butta dentro. E gli altri, che fanno?
LA UIL non esulta ma neppure si lamenta (d'alte parte il segretario Angeletti l'aveva già  detto che questo accordo s'ha da fare), la Cgil incassa, raccoglie il pallone in fondo al sacco e reagisce, per ora, solo timidamente: « Dire che l'accordo si farà  a tutti i costi — ha commentato il neo segretario confederale Susanna Camuso — vuol dire metterci in difficoltà  e rendersi più deboli rispetto alla trattativa». La Confindustria ovviamente sventola le bandiere: «Per il bene del Paese — dice Maurizio Beretta, direttore generale — tutti devono sottoscrivere l'accordo».

FA TUTTO BONANNI. Sacconi si limita a chiedere «un autunno responsabile, nè caldo nè freddo». Dice poi che spera di poter ridistribuire presto la ricchezza («se ricchezza ci sarà : io sono ottimista») su lavoro, famiglia e anziani e pensionati e spiega che per rafforzare il sistema degli ammortizzatori sociali pensa a due canali: l'indennità  di disoccupazione da una parte e la protezione mutualista garantita da accordi tra le parti sociali dall'altro.
« L'obiettivo é quello di stimolare la protezione del reddito di chi perde il posto di lavoro». Poi il ministro si mette a parlare dei giganti. Tre giganti cattivi che opprimono il mondo del lavoro: 1) la sicurezza sui luoghi di lavoro; 2) l'incompetenza; 3) l'ideologia. Questi tre giganti vanno abbattuti, al più presto. «Bisogna smetterla di pensare che il salario abbia solo una funzione solidale, e quindi tutto viene appiattito. E bisogna smetterla di considerare il datore di lavoro come uno sfruttatore». (e anche in questo caso forse a Epifani fischiavano le orecchie). « Ma é ora di rivedere, da capo, tutta la formazione. Quella sarà  la nostra rivoluzione copernicana. Sarà  un po' come l'articolo 18. Nascerà  dalla discontinuità  totale con il passato. Va ribaltato il piano attuale a favore delle imprese e dei lavoratori, e non dei formatori. Dovremo esplicitare il concetto della centralità  dell'impresa; basta con le realtà  esterne spesso autoreferenziali che si occupano di formazione».

SULLA SICUREZZA sui luoghi di lavoro (e sui troppi incidenti sul lavoro), Sacconi risponde indossando un braccialetto inventato qui al Meeting. Un simbolo per la sicurezza. Un minuscolo segnale per dire che l'attenzione c'é. Certo, se poi ci si ferma al braccialetto siamo tutti finiti, ma Sacconi promette che non sarà  così: «Faremo un piano straordinario per la formazione e l'informazione dei lavoratori. Certe disgrazie capitano spesso perchè i lavoratori non sono sufficientemente informati dei rischi. Ripartiamo da lì»