«L'America mi ha adottato»
Notizia pubblicata il 04 marzo 2008
Categoria notizia : Spettacoli
QUANDO nella musica jazz vi sono equilibri millimetrici, cambi dinamici continui con ingressi e uscite degli strumenti che non flettono mai l'andamento del brano ma, anzi, forniscono ancora maggiore bellezza all'esecuzione, allora l'ascoltatore si sente "miracolosamente" a proprio agio. Un amalgama del tutto é fornita dall'intonazione impeccabile, dall'abbagliante senso del ritmo di Roberta Gambarini, considerata dalla critica americana come la più grande cantante jazz in attività .
Sarà proprio lei, dopo un doppio workshop oggi, a salire sul palco del Teatro Rasi di Ravenna, domani sera alle 21, con una line up formata dallo straordinario pianista israeliano Tamir Hendelman, dal contrabbassista Neil Swainson e dal batterista Jake Hanna. Un quartetto che promette meraviglie, tra standard e improvvisazioni, in questa terza tappa di Crossroads 2008, con lo swing che camminerà così fluidamente, in modo così spontaneo da sembrare un fenomeno naturale, quasi scontato.
Lei é una vera regina di questo lavoro, perfettamente a suo agio tra alcuni dei più quotati session men della New York jazzistica. Sintetizziamo la sua movimentata biografia.
«Sono nata e vissuta a Torino con genitori (originari di Salsomaggiore) grandi appassionati di jazz, una musica che m'hanno fatto ascoltare fin dalla tenera infanzia.
A 17 anni ho conosciuto i gestori del Jazz Club di Biella. Mi sono spostata nel '98 a Boston con una borsa di studio, l'Artist Diplomat, frequentando il New England Conservatory per la classica e la musica d'insieme. Nello stesso anno sono piazzata tra i semifinalisti della Thelonius Monk Competition».
Quando é cominciata l'epopea newyorkese?
«L' anno dopo:
all'inizio ho cantato in un localino, The Jazz Gallery, dove ho incontrato Hank Jones. Poi sono cominciate le tournèe con partner come Jimmy Heath, Curtis Fuller e Ron Carter. Al primo festival ho partecipato su invito di Lionel Hampton».
L'America le ha dato gloria e amicizie forti, a quel che pare.
«Soprattutto con i musicisti e le rispettive famiglie. Con James Moody e sua moglie Linda, per esempio. E tanti amici li ho trovati anche nella Dizzy Gillespie Alumni Big Band con cui ho girato un bel po' di mondo».
Che cosa l'ha migliorata al punto da meritare la consacrazione a migliore jazz singer del 2007?
«Il mio processo di apprendimento é avvenuto per osmosi: é molto importante la trasmissione diretta del mestiere sul palco. A questo proposito non posso dimenticare Benny Carter, mio mentore che mi ha onorato della sua amicizia negli ultimi cinque anni di vita. Abitava a Los Angeles, ed é lì che organizzò il mio primo concerto importante. Lui e sua moglie Ilma sono stati come una famiglia per me».
"Easy to love" del 2006 e "You ar There", uscito la scorsa estate, i suoi ultimi due dischi, hanno avuto un enorme successo di critica e di pubblico. Grazie al primo ha avuto la nomination per il Grammy Awards. Se lo aspettava?
«No, sono sincera, ma ne sono molto soddisfatta».
Nella sua carriera con quale stato d'animo ha vissuto il lavoro con i big del jazz?
«Riuscendo a stupirmi, tenendo elevata la cifra del rispetto. Incidere per esempio con Hank Jones, maestro dei maestri, oramai novantenne, il più grande pianista jazz vivente, é stato come l'avverarsi di un sogno. E' con lui che ho registrato in duo You Are There. Un disco fatto dal vivo, senza tagli»
Resterà per sempre in America?
«Una volta che si comincia a viaggiare, come negli ultimi due anni, non c'é più niente che possa vincolarti a scelte definitive».
Che cosa l'ha resa più felice nella vita?
«
Più ancora dei premi ho gioito per avere avuto l'opportunità di dividere il palco con gente come James Moody e Hank Jones, Benny Carter e Herbie Hancock: il fatto di essere apprezzata da quei geni mi ha dato serenità e una formidabile spinta».
Che ne pensa dei musicisti italiani?
«
Che sono tra i migliori al mondo. Quello a cui devo di più anche sotto il profilo della crescita professionale é stato Renato Sellani. Abbiamo in programma una tournèe dedicata alle canzoni italiane assieme ad artisti americani. Recentemente ho cominciato ad aggiungere al repertorio classico anche Estate, che in America conoscono solo nel testo inglese».Â
(photo by http://www.flickr.com/photos/iguanajo)Â