
Il restauro è stato finanziato dal Rotary di Rimini
Notizia pubblicata il 19 aprile 2009
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Notizia pubblicata il 19 aprile 2009
Categoria notizia : Fatti Curiosi
E’ RISORTO dai tessuti di oltre sei secoli fa, il frammento della veste del condottiero più famoso di Rimini: Sigismondo Pandolfo Malatesta. A compiere l’impresa di restauro, un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna e Arrsa: Stefano De Carolis, Elisa Tosi Brandi e Barbara Santoro.
A finanziare i lavori (svolti nel giro di quattro mesi, costo complessivo circa 10mila euro) il Rotary Club di Rimini. «Abbiamo voluto fare un omaggio, non solo al Museo della Città (dove la veste verrà esposta finalmente al pubblico) e al Comune di Rimini, ma soprattutto a chi ci ha lasciato un’eredità di monumenti e storia: proprio a Sigismondo Malatesta», affermano i rotariani riminesi. «Questo piccolo frammento è certamente qualcosa di suggestivo — afferma Tosi Brandi —. Di tutti gli oggetti che Sigismondo ha visto e toccato, questo resta uno di quelli che ha modellato personalmente. Nel Medioevo il sarto eseguiva infatti solo i lavori di cucitura; la foggia (il modello delle vesti), veniva ideata direttamente dai nobili di corte. E sicuramente un personaggio ambizioso come Sigismondo ha modellato su di sè questa stoffa, che lo ha poi accompagnato nella tomba». Il frammento restaurato era stato ritrovato per la prima volta nel 1756, addosso a Malatesta, proprio nella tomba funeraria. «Tutto il materiale all’epoca fu documentato con scritti e schizzi, ma molte cose andarono distrutte — prosegue Tosi Brandi —.
Quando nel 1920 si è svolta poi la seconda ricognizione della tomba, ogni oggetto è stato separato, catalogato, ma non ancora restaurato. Da qui il primo intervento di recupero ai frammenti tessili è avvenuto nel 1970. Un restauro conosciuto in tutto il mondo, svolto dalla Fondazione Svizzera Abegg. Nel 2007 abbiamo deciso di proporre un’ulteriore restauro conservativo, presentando il progetto al Rotary Club che ha accolto la cosa entusiasta».
Il frammento, grande 250 cm di lunghezza per 58 di larghezza, è di raso ricamato con fili di argento dorato. Di color rosso-violaceo, oggi sul frammento rimasto, si può ancora scorgere l’effetto damasco. Due le ipotesi lanciate dagli studiosi sul tipo di veste indossata da Sigismondo al momento della morte: una gionea, abito militare che lo rappresenta in un’opera di Piero della Francesca, o una sopravveste con maniche e mantello, usata nelle occasioni più importanti.
«Dopo 640 anni, il tessuto potrà continuare a far parlare di sè, raccontando aspetti meno noti della vita quotidiana, pubblica e privata, di Sigismondo» concludono gli esperti. Il Museo della Città è aperto al pubblico da martedì a domenica. Tel. 0541/21482.
foto by http://www.flickr.com/photos/gengish/