«E ora, pubblico preparati al nostro lancio di carote» Reunion degli Skiantos a Modena
Notizia pubblicata il 12 dicembre 2007
Categoria notizia : Spettacoli
L'ATTESA, spasmodica, è per la reinterpretazione del rito 'classico' del lancio delle verdure, uno di quei passaggi 'epocali' che hanno fatto la storia del rock italiano.
Lo riproporranno gli Skiantos nel loro concerto-celebrazione di 30 anni di musica, previsto per stasera alle 22 al Baluardo della Cittadella (Piazza Tien An Men 5, Modena).
«E' una nostra vecchia passione - dice Roberto 'Freak' Antoni, il cantante del gruppo - ma è legata in maniera indissolubile agli esordi, nel 1977. Però questo spettacolo potrebbe essere l'occasione giusta per cospargere di carote e insalate le teste del pubblico».
Certo, celebrazione è una parola un po' artefatta per un gruppo come gli Skiantos.
«Infatti sarà una celebrazione, ma secondo il nostro modo di interpretare la vita. Un po' approssimativa, senza regole, senza sacralità . Però ci sarà quasi tutta la formazione degli esordi, i vecchi Skiantos, come il chitarrista Dandy Bestia, il batterista Luca 'Tornado' Testoni e molti altri. Saremo sul palco per un concerto 'classico', basato quasi esclusivamente sulle canzoni delle origini, quelle dei primi album: Inascoltable, Monotono, Kinotto. E' davvero un omaggio a unframmento di creatività che ha lasciato un'impronta profonda nella musica italiana».
Trent'anni di sublimi nefandezze, recita il titolo del concerto.
«E noi saremo, come sempre, a tratti dimessi, e poi, improvvisamente, sopra le righe. Sarà una festa di compleanno, certamente. La celebrazione prevede una capitalizzazione del nostro itinerario artistico che noi non abbiamo mai fatto. Ci piace sentirci, a 30 anni di distanza, ancora inadeguati al ruolo della rock star. Per questo pensiamo di riprendere vecchie usanze, come il lancio delle verdure. Ma, naturalmente, questo è solo un momento della nostra attività . Perchè gli Skiantos sono proiettati anche nel futuro. Siamo al lavoro sulle nuove canzoni e, finalmente, su un album che uscirà il prossimo anno».
Di cosa parlano queste canzoni?
«L'aspirazione è provare a mettere in discussione la realtà dello spettacolo in Italia, dominato dai consumi televisivi, da una famigliarità con il conformismo che è lì, pronta per essere demolita. E noi, come 30 anni fa, ci assumeremo questo compito».
Utilizzando ancora l'espressione 'demenziale' che vi ha caratterizzato sin dai primi dischi?
«Certo, è una parola che continuiamo a usare. Demenziale, per noi, non è il cinema dei Vanzina. Il nostro demenziale è una provocazione che passa per la goliardia, ma non si ferma lì. E' uno strumento di persuasione più articolato. E' la barzelletta da bar che diventa surreale. Il nostro desiderio è sempre quello di sovvertire, con le canzoni, il senso della realtà . Vogliamo ribaltare il significato delle parole e per farlo, dobbiamo entrare in relazione con le frasi più banali, con i luoghi comuni, per assistere poi alla loro disgregazione».
Ad esempio?
«Penso alla nostra proposta, purtroppo inascoltata, di organizzare un grande benefit a favore di Confindustria. Visto che i nostri industriali si lamentano per il cattivo stato del mercato, per la riduzione del profitto, abbiamo pensato che fosse nostro dovere aiutarli, mettendo a disposizione la nostra musica. Non ci hanno voluto... Era una sfida surreale che non è stata raccolta. Il demenziale è questo, il ribaltamento a oltranza di una situazione».
Le vostre radici sono nel rock.
«Sì, noi crediamo che il demenziale sia stata la via italiana al punk rock. Di quel suono abbiamo inconsapevolmente assimilato la provocazione sfacciata, che rompeva con le musiche che, trent'anni fa, erano ascoltate dai ragazzi. Da un alto i cantautori impegnati, dall'altro, la disco music dei Bee Gees».
Il Maggio francese amava lo slogan "Sarà una risata che vi seppellirà ". E' una frase attuale?
«Sì, noi abbiamo sempre detto che, piuttosto che da una risata, avremmo voluto essere seppelliti da un risotto, una di quelle pietanze che cucinavamo su palco, invece di imbracciare chitarre e microfoni e suonare...».
Certo, ma i '70 sono stati anche gli "Anni di Piombo".
«Noi preferiamo ricordarli come gli "Anni di Pongo". Perchè quello è stato anche il periodo della grande creatività giovanile, in ogni area. Penso alla musica, con la stagione, irripetibile, del Bologna Rock, l'ondata dalla quale siamo nati noi, e che festeggeremo a Modena, la scrittura, ma anche la grafica e il disegno, con l'esperienza di Frigidaire, dove io ho lavorato come critico musicale, con la rubrica 'Recensioni di Superficie'».
Un impegno di grande valenza culturale...
«Sì, ma io, piuttosto che recensire il contenuto dei dischi, entrare nel merito delle scelte artistiche, mi limitavo a descrivere, ad analizzare meticolosamente le copertine, la loro superficie, appunto...».