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I resti umani del Caravaggio sono stati ritrovati
Notizia pubblicata il 17 giugno 2010
Categoria notizia : Fatti Curiosi
L’équipe scientifica, guidata dal Prof. Giorigo Gruppioni, professore a Ravenna al Dipartimento per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, dopo più di un anno di lavoro ha comunicato che l’esame sui resti ossei di uno degli individui ritrovati nella cripta della Chiesa del Cimitero di Porto Ercole appartengono a Michelangelo Merisi da Caravaggio con una probabilità del 85%.
Sono stati confrontati i risultati delle analisi sui sedimenti terrosi, sulla storiografica, sui metalli pesanti nelle ossa, sulla biologia scheletrica, gli esami risultati dalla datazione con il carbonio quattordici e con il confronto del Dna.
I resti ossei sono stati identificati grazie ai dati storici che hanno ricostruito il trasferimento di alcuni inumati nel 1929, precedentemente sepolti nel cimitero di San Sebastiano, ad una fossa comune molto profonda situata nello stesso luogo dove nel 1956 avvenne il disseppellimento di una buona parte di quei resti mortali.
L’esame Dna si è rivelato notevolmente complicato. L’équipe ha cercato di ritrovare le sepolture dei suoi familiari più stretti, come il fratello e lo zio entrambi sacerdoti, ma non hanno avuto risultati. Stesso discorso per le indagini condotte per ricostruire una ininterrotta discendenza matrilineare a partire dalla sorella del pittore. Il Dna estratto dai presunti resti di Michelangelo Merisi è stato quindi confrontato con i soggetti che con il Caravaggio avevano in comune solo il cognome (Merisi o Merisio) e, forse, in virtù di questo anche il Dna. Chiaramente questo esame non poteva dare alcune certezze e quindi i ricercatori hanno effettuato altre indagini.
I resti di Caravaggio erano finiti nella ‘fossa profonda’ e quindi dovevano essere negli strati più bassi del vecchio cimitero. L’esame della natura chimica e pedologica dei terreni sedimentati sui resti ossei ha dimostrato che i presunti resti di Merisi provenivano proprio da un terreno povero di elementi organici e molto probabilmente appartenevano ai livelli più profondi della fossa voluta dal vescovo.
Alcune informazioni storiche hanno descritto il Caravaggio come un pittore lombardo con una corporatura robusta e fisicamente ‘grande’. Fra gli inumati, recuperati a Porto Ecole, più di uno era alto più di una metro e settanta e fra questi anche l’individuo, adulto di sesso maschile che gli scienziati ritengono sia Merisi, catalogato in laboratorio con il numero 5.
Un’altra informazione storica riportata da Bellori, ritiene che il Caravaggio usava i colori a olio senza usare precauzioni, viveva in ambienti sporchi e consumava i suoi pasti su tele dipinte. Questo dato si è rivelato fondamentale: uno dei colori più usati è il ‘bianco’ detto ‘biacca’, a base di carbonato basico di piombo. Nelle analisi ossee del reperto n. 5 è stata trovata un’alta quantità di piombo. Visto che si sospettava che Merisi sofrisse del “morbo dei pittori” (saturnismo) che è provocato dall’alto livello di piombo nelle ossa, i ricercatori hanno avuto una ulteriore conferma. Inoltre non risuta che vi fossero pittori di professione fra i dominatori spagnoli che nei primi anni del Seicento erano una forte presenza nella Porto Ercole e anche nel Libro dei morti, non vengono riportati pittori fra gli stranieri che approdarono su quelle coste.
Anche il carbonio quattordici ha fornito un’ulteriore prova. La datazione dei reperti ha dimostrato che fra tutti quelli compatibili recuperati a Porto Ercole solo il n. 5 rientrava nel periodo compatibile con il 1610, anno in cui il Caravaggio morì.
Grazie agli esami diagnostici dello scheletro e con l’esame istologico al tessuto osseo è stato appurato che i resti ossei contrassegnati con il n. 5 erano riconducibili ad un individuo morto fra i trentotto-quarant’anni e il Caravaggio morì a 39 anni.
In fine anche l’analisi del Dna ha permesso di attribuire al reperto n. 5 un profilo compatibile con l’appartenenza di quest’ultimo ad un individuo del ceppo familiare Merisi e Merisio.
Analizzando la fusione di queste ricerche, pur con precauzione e la relatività propria di ogni conclusione scientifica, lo storico ha affermato di aver trovato i resti mortali di Michelangelo Merisi detto Caravaggio.