R.E.M., il rock piace aggressivo. La band domani a Bologna
Notizia pubblicata il 25 settembre 2008
Categoria notizia : Musica
SETTE CONCERTI in tre mesi sono tanti, anche per una band in risalita come i R.E.M. Dopo la crisi di consensi e di vendite dell'album Around the sun, infatti, il trio di Athens ha trovato nel rock bruciante del nuovo Accelerate un primo riscatto.
Ma da questo a pianificare cinque date in luglio e altre due a settembre, fra cui quella che domani li deposita tra le gradinate del PalaMalaguti di Casalecchio (Bologna), ce ne vuole. E' che i dischi vendono sempre di meno (nel 2008 le vendite hanno registrato un calo del 17 per cento rispetto a quelle del 2007) e così i concerti rimangono la maggor fonte di guadagno per il gran circo del rock'n'roll. Finora questo tour di Stipe e compagni non é volato di esaurito in esaurito, ma ha lasciato ovunque il segno grazie alla pronta presa di una venticinquina di canzoni efficaci e muscolosissime giocate su un palco ipertecnologico composto da schermi ad alta e bassa definizione capaci di regalare sorprendenti combinazioni luminose.
PROPRIO per conferire alle nuove canzoni l'impronta necessaria a ben figurare nelle esecuzioni dal vivo, i tre sono entrati in sala d'incisione solo dopo averle testate tra i fans con cinque concerti all' Olympia Theatre di Dublino. Questo rende tutto l'mpianto dello spettacolo particolarmente aggressivo e aperto alle sorprese. «Abbiamo preparato 80-90 canzoni fra cui attingere ogni sera quelle dello show», ammette infatti il chitarrista Peter Buck, giustificando in chiave prettamente "live" pure la scelta dell'organico. «Rispetto all'ultimo tour, rinunciamo alle tastiere, per giocarci tutto sulle chitarre. Oltre a noi tre, infatti, fanno parte della famiglia il secondo chitarrista Scott McCaughey e il batterista Bill Rieflin. E poi c'é lo spirito di corpo che lega me, Michael e Mike; forse solo noi e gli U2 sappiamo quanto conta l'amicizia in una band di provincia che diventa di dimensioni planetarie».
EBBENE il lutto dell'addio al batterista Bill Berry, il quarto pilastro della band ritiratosi a vita privata nel '97 dopo essersela vista brutta per un aneurisma che lo colpì proprio mentre era in scena, Buck, Michael Stipe e Mike Mills ripartono con questa tournèe alla conquista di quella coincisione e di quella forza evocativa che aveva fatto il successo dei loro primi album, Murmur e Document in testa, ma che poi il clamoroso successo raggiunto nei primi anni Novanta e il mega contratto da 80 milioni di dollari firmato col gruppo Warner avevano spinto verso prove sempre più pretenziose e sempre meno capaci di raggiungere le cifre cifre di vendita raggiunte da Out of time o Automatic for the people.
«Dobbiamo al gruppo Warner ancora un disco di inediti e poi cominceremo a guardarci attorno; anche perchè i contratti a trecentosessanta gradi come quelli firmati con Live Nation da Madonna o da Jay-Z non ci interessano - spiega Mills - Secondo me una casa discografica deve fare la casa discografica e non appropriarsi pure degli introiti derivanti dal merchandising e dai concerti». Fra i pezzi obbligati del concerto ce ne sono un paio dalla valenza spiccatamente politica.
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