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Bucci a ritmo di tango. Reading di poesie sul ballo argentino stasera a Ravenna
Notizia pubblicata il 04 settembre 2009
Categoria notizia : Eventi
LE PISTE da ballo le ha frequentate a lungo e con piacere. Ma la milonga no, il tango non è mai stato il suo forte.
Così, in un certo senso, è un battesimo per Flavio Bucci calarsi stasera a Ravenna nelle atmosfere argentine di ‘Italytango’ (alle 21 in Piazza del Popolo per la rassegna Dante09), mix di musica (con la compagnia di danza Tangaruah) e parole che lo vede interprete unico del reading di poesie tratte da ‘Ballo lentamente con le tue ombre — poesie per il tango’ di Davide Rondoni con l’aggiunta di ‘Il tango’ di Jorge Luis Borges e di ‘Ultimo tango a Sarajevo’ di Izet Sarajlic.
In qualunque salsa lo si mescoli Dante non tramonta mai...
«Sì, se il tango vive ora una sua rinascita, il Sommo Poeta non ha mai perso d’attualità e se fosse al mondo oggi ne avrebbe più di una da dire...».
Lei si è sempre distinto per essere un attore civilmente impegnato. Ha ancora la forza di fare il barricadero?
«Dico di sì perché ciò che si ha nel cuore non può cambiare però il momento per mobilitarsi non è dei più propizi. Anche a livello di intellettuali la carenza è tangibile. Dopo la scomparsa dei vari Moravia, Pasolini, Sciascia non c’è stato un ricambio. Lo stesso Eco fa opinione ma non cultura. Le grandi menti pensanti sono sparite, è finita una stagione e siccome il ciclo è più o meno ventennale spero in un prossimo cambiamento d’orizzonte».
Intanto molti suoi colleghi si mobilitano contro i tagli al Fus...
«E come dargli torto? Tremonti fa i tagli al Fus mettendo un intero settore in braghe di tela. Ma allora dove finiscono le nostre tasse? Basta girare al Sud per vedere ancora i baraccati del Belice. Quindi non ci vengano a dire che i sacrifici sono per i terremotati...».
In questa crisi generale come se la cava professionalmente?
«Sono rimasto uno dei pochi che riesce ancora a fare una stagione. A ottobre inzierò le prove per il nuovo Feydeau che debutterà il 3 novembre a Torino. Faccio ‘Sarto per signora’».
E il cliché di attore solo drammatico?
«Si va a far friggere. Nel senso che è da un po’ che tendo a svincolarmi da questa gabbia e stavolta viro decisamente e violentemente sul comico. Però riprendo anche ‘Il berretto a sonagli’ di Pirandello. Perché adesso occorre avere in piedi 4 o 5 offerte per rispondere alle esigenze dei teatri. Se uno ha 10.000 euro, posso fare un ‘Mercante di Venezia... Insomma si è un po’ tornati al carro di Tespi».
Perché adesso va di moda la fiction, l’intrattenimento è precipuamente televisivo...
«Io sono stato un precursore ma il mio ruolo nelle fiction di oggi non c’è. Io non servo a loro né loro a me. Tutto è maledettamente livellato al basso. E nell’involuzione che citavo prima metto anche registi, sceneggiatori, attori. Eppure la gente avverte il bisogno di qualità. Basta vedere quanta ne viene per esempio a recital come quello di stasera».
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