Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Il Personaggio. Il mio re suddito delle passioni Eros Pagni parla del “Lear” che stasera debutta a Bologna

Notizia pubblicata il 09 dicembre 2008



Categoria notizia : Spettacoli


NON SI SCHERZA con il teatro, il teatro va rispettato, amato, vissuto con tutti i sentimenti e con la forza di una passione unica. Parola di Eros Pagni che ha vissuto più di mezzo secolo su un palcoscenico e che ancora è pieno di rispetto, emozione, voglia di fare e di entrare dentro un personaggio, fino in fondo. Sarà Re Lear Pagni, nelle versione italiana di Edoardo Sanguineti del dramma di Shakepeare, diretto da Marco Sciaccaluga in scena da stasera fino a domenica nelle Sala Grande dell’Arena del Sole di Bologna.

La compagnia è quella del Teatro Stabile di Genova, la seconda casa di Eros Pagni che è nato a La Spezia e che di quella Liguria si porta sempre dentro odori e sapori. Secondo l’attore, Re Lear è uno dei drammi più potenti e attuali del grande genio inglese: «Più che mai attuale è la discussione sui problemi generazionali, sulla sete di potere che porta all’odio anche tra padri e figli, in un mondo che stiamo consumando pezzo pezzo. Ci sono le passioni primordiali, ci sono gli uomini nella loro essenza, c’è la vita stessa dentro un testo scritto secoli fa che resta vero, eterno, nuovo». Pagni è il re di Britannia che deve dividere il suo regno tra le tre figlie, a seconda dell’amore che sapranno dimostrargli. Accanto, una compagnia di ben 17 attori, tanti giovani, qualcuno al debutto assoluto.

Com’è lavorare con tanti ragazzi ancora alle prime armi?
«Una sorpresa, bella per la verità. Si tratta per lo più di allievi del teatro di Genova, gente che il sacro fuoco lo sente dentro e lo insegue da anni. Io ci metto la mia esperienza e le mie emozioni che sono ancora intatte».

Come ha affrontato questo nuovo Shakespeare, con quale spirito è entrato nel personaggio principale?
«E’ stato detto che l’unico modo per affrontare Re Lear è quello giusto, vuol dire che basta seguire le parole e la poesia dell’autore per trovare la strada giusta. Io questo ho fatto, ho studiato il testo a fondo. C’è stato un passaggio che mi ha fatto capire alla perfezione il viso e la voce che dovevo dare al re. Ad un certo punto si dice che al momento della nascita, ognuno di noi geme e piange invece di esultare. Vuol dire che ci rendiamo conto fin da subito di salire sul palcoscenico del mondo, tra pazzi e gente cattiva, nel cuore di un’umanità che deve per forza depredare se stessa.

Ecco, questa secondo me è la chiave di questo dramma che nella traduzione di Sanguineti conserva tutta la sua forza e la sua complessità». Scritto nei primi anni del Seicento, pubblicato una prima volta nel 1608 con il titolo La vera cronistoria della vita e della morte di re Lear e delle sue tre figlie e una seconda nel 1623 come La tragedia di re Lear, il capolavoro scespiriano riprende la leggenda di Lear, re della Britannia, vissuto prima che questa diventasse parte dell’Impero Romano: una storia che affonda le proprie radici nel mito, già narrata prima di Shakespeare in cronache, poemi e anche testi teatrali. Un personaggio difficile che ancora una volta Eros Pagni centra alla perfezione.

Che significato ha questo Shakespeare, a questo punto della sua carriera?
«Devo dire che è arrivato al momento giusto per me, anche se questo non è certo un passaggio facile per il teatro. Le difficoltà in questo mondo sono tante e non ce le nascondiamo più. Per me recitare è ancora una cosa seria e così la vivo io, con tutto me stesso, ogni volta».

foto by http://www.flickr.com/photos/