Ravenna Festival ai giardini di san vitale un fascinoso rito con le tre religlioni del libro. Polifonia sacra tra aromi di tè alla menta
Notizia pubblicata il 17 giugno 2009
Categoria notizia : Musica
SARÀ la cerimonia propiziatoria del té alla menta maghrebino, offerto dalle donne della Lega islamica femminile, a dare inizio stasera alle 20 in via Galla Placidia, nei Giardini di San Vitale, alle suggestioni di ...c’è un luogo. Incontriamoci là.
Voci nella preghiera. Ideato da Cristina Mazzavillani Muti è forse l’appuntamento che più di tutti rappresenta il tema conduttore della XX edizione di Ravenna Festival. Sarà un momento di incontro e di ascolto, di preghiere, di parole e canti che prendono vita dalle tre grandi religioni monoteiste. Le diverse voci che, dalle 21, si succederanno nella ‘spianata’ tra la basilica e il Mausoleo di Galla Placidia, nella Ravenna «più bizantina, mediterranea e orientale» sono tredici, da quella del filosofo Massimo Cacciari, che rifletterà sulla preghiera, fino a quella del muezzin (Tahar Lamri) che da una torre/minareto di San Vitale lancerà l’adhan, passando per i canti sacri ebraici di un azhan (Rav Elia Ricetti).
«HO SEMPRE PENSATO che le tre religioni insieme rappresentino la perfezione — ha sottolineato Cristina Muti ieri alla presentazione dell’evento — perché i musulmani ci insegnano come vivere la fede, gli ebrei la speranza e i cristiani la carità, l’accoglienza. I nostri visi che si incontrano sono la pace, in una chiesa come San Vitale, che per me, forse azzardo troppo, appartiene a tutte e tre le religioni».
Culmine della serata sarà Sœur Marie Keyrouz, la suora libanese interprete degli antichi canti della tradizione bizantina, melchita e maronita. E poi canti ebraico-sefarditi, melodie della mistica medievale Hildegard von Bingen, l’Ave Maria di Schubert dalla voce bianca di Asia D’Arcangelo seguita da un bimbo (degli Ahmadya pakistani) che recita una poesia religiosa in urdu a cui Asia risponde con Lascia ch’io pianga dal Rinaldo di Haendel. E ancora, le musiche cerimoniali della tradizione sufi Mevlevi di Istanbul, l’iraniano Housseini Mahammadzadeh che improvvisa al dotar musiche tradizionali persiane. Due processioni della comunità nigeriana guidata dal Gospel Ministry Elshadai Deliverance (della Chiesa Pentecostale nigeriana) e senegalese si uniranno nel finale al pubblico avanzando, cantando e suonando. La serata si concluderà con i canti della Chiesa Russo Ortodossa.
CRISTINA MUTI poi si è rivolta a monsignor Guido Marchetti della diocesi di Ravenna, al presidente della comunità islamica Ahmed Bazel e all’imam Moustafi Toumi non lontani da lei: «Dobbiamo ascoltarci di più, dialogare di più, perché il mondo è pronto a tutto questo». La serata sarà anche l’occasione per donare ai rappresentanti delle religioni monoteiste del territorio, Giuseppe Verucchi, arcivescovo di Ravenna, Luciano Caro, rabbino capo della sinagoga di Ferrara e Ahmed Bazel, della comunità islamica ravennate, i tre mosaici progettati e realizzati dagli allievi dell’Istituto d’arte per il mosaico Severini di Ravenna. Un progetto nato oltre dieci anni fa e dedicato alle civiltà e alle religioni affacciate sul Mediterraneo, che, ha spiegato il dirigente scolastico Marcello Landi, «contribuisce a candidare Ravenna come la città del dialogo, il luogo in cui, fin dall’antichità, hanno convissuto civiltà e religioni diverse». Ingresso libero.
Ravenna Festival, oggi alle 17 nella chiesa di San Francesco, propone anche un altro appuntamento: un momento di approfondimento morale e spirituale con il cardinale Ersilio Tonini che presenterà il suo libro La ragione della speranza.a. c.
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