Gli italiani in vacanza? Una Rapsodia di difetti
Notizia pubblicata il 14 agosto 2009
Categoria notizia : Cultura
LO SGUARDO è quello acuto, penetrante, caustico del giornalista. La scrittura ha invece i toni meditati e l’accuratezza di chi ha potuto scrivere senza essere incalzato dai tempi di chiusura della pagina in tipografia.
Il risultato si chiama Rapsodia italiana (un caffè con l’autore) e per chi voglia entrare nel mondo di Luca Goldoni, l’occasione si avvicina. Chi infatti soggiornerà a Ferragosto negli alberghi di Cervia, Milano Marittima, Pinarella e Tagliata lo riceverà come regalo dell’Ascom sul comodino della propria stanza nella giornata in cui l’autore sarà anche tra gli ospiti del classico sbarco degli scrittori organizzato come evento clou della rassegna La spiaggia ama il libro davanti al Grand Hotel di Cervia. Per tutti gli altri, da lunedì 17, l’uscita è in accoppiata con Il Resto del Carlino al costo di 5 euro.
Il titolo ‘Rapsodia’ richiama una polifonia armonica di voci. Come l’ha ottenuta?
«A volte per accordo, a volte per contrasto, seguendo un’operazione che Sordi già fece al cinema: incarnare in me stesso vizi e vezzi degli italiani facendo in modo che ciascuno possa riconoscersi negli spaccati di costume che descrivo».
Ne vogliamo enumerare qualcuno?
«Diciamo che c’è un tratto comune all’estate che stiamo vivendo ed è la maleducazione diffusa. E’ come se la crisi, riducendo la permanenza nei luoghi di villeggiatura, inducesse a concentrare nei pochi giorni di relax tutto il peggio del nostro egoismo, dell’individualismo, del disprezzo per le esigenze, le libertà, i diritti degli altri. Per esempio, negli alberghi che mettono a disposizione dei turisti le biciclette, succede spesso che l’intero parco-mezzi sia lì ben visibile, apparentemente a disposizione ma in realtà l’utilizzatore precedente si è ben guardato dal riconsegnare la chiave impedendo di fatto la fruizione ad altri. E’ la furbizia d’accatto che vince, prevarica».
E quale altra esecrabile abitudine ha potuto constatare?
«Un’altra cosa che mi salta agli occhi è la totale assenza di giovani che leggono sotto l’ombrellone. Ma non è una moda recente. Anche in giro per il mondo, gli italiani si distinguono dagli altri popoli per non avere mai in mano un libro. In compenso puntano tutto sui muscoli e sulla baraonda che si protrae ben oltre il consentito anche dalle leggi».
Insomma, gli italiani sono indifendibili fin da piccoli...
«E io credo anche di aver scoperto il perché. Vivono il passaggio che ho battezzato ‘da bebè a balordo’. Un tempo le mamme si preoccupavano di portare i bimbi in spiaggia la mattina presto, li facevano mangiare a mezzogiorno, li proteggevano dai raggi del sole con i cappellini. Adesso spuntano nelle ore più calde, li fanno dormire in branda, la sera li tengono su fino a tardi facendoli ciondolare nei passeggini. Li trattano da bagagli appresso e loro inconsciamente accumulano una tale rabbia che poi li trasforma ben presto in bulli ribelli, in perenne stato di rivalsa verso una società che li ha fatti patire fin da piccoli».
Eppure adesso la gravidanza esibita e la genitorialità come stelletta di merito trionfano come non mai...
«Nella società dello spettacolo succede infatti di vedere delle pance-aerostato che stanno per scoppiare sopra tanga ridottissimi così come la presenza di neonati viene imposta senza ritegno in tutti i luoghi, senza rispetto alcuno per chi le urla, i pianti e i capricci non vorrebbe sentirli. Viviamo in un kinderheim diffuso e arrogante».
Ma qualche pregio va ancora riconosciuto ai connazionali?
«L’Italia è piena di gente deliziosa e con un grande cuore. La stessa abnegazione che le cronache riportarono per il terremoto del Friuli o l’alluvione di Firenze, la si ritrova oggi nella mobilitazione generale per L’Aquila. L’altra faccia della cafonaggine è questa ed è nobilissima».
Prova mai nostalgia per un passato che ha vissuto e che è sicuro non tornerà mai più?
«Sì, per gli anni ’50 quando tutto il popolo era animato dalla stessa ansia di rimettere in piedi il Paese. Tutti allora hanno saputo rimboccarsi le maniche, convinti veramente di essere sulla stessa barca. Quell’Italia corale non c’è più e temo che non tornerà. Quello fu il vero miracolo italiano. Il benessere purtroppo ci ha isolati e resi individualisti all’eccesso».
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