
San Marino e Italia sull’orlo dell’incidente diplomatico
Notizia pubblicata il 25 ottobre 2009
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Serrato dibattito in Consiglio. La maggioranza propone un odg durissimo nei confronti di Roma. Annullata la mostra evocativa i rapporti di amicizia e buon vicinato. Il Consiglio fa la voce grossa
“A Jeffry Owens (responsabile delle politiche fiscali dell’Ocse)ho inviato una lettera che chiede motivo delle affermazioni fatte in relazione alla mancata volontà di San Marino a siglare l’accordo con l’Italia”. E ancora: “Non capiamo quali siano i motivi che rallentano la sottoscrizione di accordi già pronti dal 25 giugno scorso”. “Le relazioni fra Italia e San Marino non stanno vivendo un clima positivo e per questo il governo ha deciso di annullare un’iniziativa culturale prevista per la metà del mese di novembre a Roma”.
Arrivano i primi segnali di reazione al comportamento che sta tenendo l’Italia e le parole sono del capo della diplomazia sammarinese, il Segretario per gli Affari Esteri, Antonella Mularoni. Il dibattito che il Consiglio
Grande e Generale ha sviluppato nei primi due giorni della sessione di ottobre è stato caratterizzato da toni di collaborazione fra le forze politiche, con analisi profondamente diverse, ma con conclusioni più o meno analoghe.
E l’elemento di forte novità sta proprio nella definizione di un atteggiamento meno accondiscendente nei confronti del governo italiano che non spiega quali siano i motivi dell’accanimento contro la Repubblica, proprio ora che la strada della trasparenza è stata tracciata e ciò è stato riconosciuto in sede internazionale. Si sta sfiorando quindi l’incidente diplomatico fra i due paesi e l’annullamento della mostra a Roma che doveva evocare i rapporti di amicizia e buon vicinato, assume il significato di qualcosa che va oltre la semplice disfunzione amministrativa.
Chiarezza dall'Italia sulle ragioni della sua ritrosia alla firma degli accordi. È una richiesta "bipartisan" che ieri mattina arrivava dai banchi del Consiglio, nel corso del dibattito sullo stato dei rapporti con l'Italia, in corso, e a cui si sono iscritti ad intervenire 42 parlamentari. Richiesta avanzata anche nel testo dell'ordine del giorno "aperto ai contributi di tutti", presentato gi à ieri dal gruppo dei emocratici di Centro.
Istanza accolta da Marino Menicucci, consigliere Europopolari: "Dobbiamo avere chiarezza nei rapporti con Italia e comprendere i motivi per i quali l'accordo è così ritardato visto che abbiamo fatto tutto quello che era necessario per essere un Paese virtuoso, forse anche di più". Menicucci chiede quindi all'esecutivo di "approfondire questi argomenti, per dare certezze di sviluppo". Anche Giovanni Lonfernini, coordinatore Ddc, ribadisce le richieste contenute nell'odg presentato ieri dal collega Pier Marino Mularoni: "Chiedere conto, attraverso un passo formale, all'Italia delle ragioni dello stallo, ragioni incomprensibili se si guarda al contesto
internazionale".
Stessa musica dai banchi dei Socialriformisti: "È giunto il momento che il governo, con determinazione, chieda alla controparte le ragioni per cui non si vuole sottoscrivere gli accordi", manda a dire il consigliere Alessandro Mancini. "Chiediamo- prosegue- che ci vengano dette come stanno realmente le cose e di discuterne all'interno del Consiglio". Dalle file dei socialisti e democratici c'è chi cerca le cause dei tentennamenti italiani: Giuseppe Maria Morganti punta il dito contro gli errori delle scelte compiute, negli anni '90, da "una classe politica priva di lungimiranza per capire come cambiavano il mondo e le relazioni internazionali".
Perspicacia che, secondo il consigliere Psd, manca anche all'attuale maggioranza perchè "sta ancora ragionando se aderire o meno allo Spazio economico europeo e il segretario agli esteri giudica assurda l'adesione
all'Ue". Un passo invece che, per Morganti, "consentirebbe di presentarci ai tavoli degli accordi con un'energia e una consapevolezza maggiore sul nostro futuro". Sulla mancata firma getta l'ombra del caso Delta il
consigliere Psd Giancarlo Capicchioni: "Oggi- manda a dire- gli amici sammarinesi di Sopaf hanno avuto quello che non erano riusciti ad ottenere per forme traverse, come rivelava il così detto memoriale Ghiotti". Per Capicchioni, in definitiva, "il ministro italiano Tremonti, citato nel memoriale, non firma perchè vuole si concluda l'affare Delta".
Meno probabile, invece, la tesi sostenuta ieri dal segretario di Stato Gatti: "I ritardi non dipendono dall'esito dello scudo fiscale perchè, per l'economia italiana, i vantaggi sono solo poche briciole". Per il consigliere, a rafforzare la sua ipotesi, sono "gli ultimi attacchi" della procura di Forlì a Leone Sibani, direttore Carisp. Attacchi che avvallano ancora di più l'ipotesi che "si punta al controllo di Delta e del nostro sistema". Dal fronte di maggioranza si ribatte la tesi che i rapporti con l'Italia non abbiano dato segnali di miglioramento: "È vero che non abbiamo ancora la firma- sostiene Angela Venturini, Unione dei Moderati- ma anche che il vasto contenzioso aperto si sta progressivamente appianando sulla scorta di un intenso lavoro tecnico politico e diplomatico".
A dimostrarlo "gli ultimi risultati internazionali". Anche per Claudio Podeschi, segretario di Stato per la Sanità, i rapporti con i cugini si stanno scongelando: un segnale in questa direzione è l'uscita dalla procedura
rafforzata in cui l'Italia ha avuto un suo ruolo. Il problema è con una parte del governo italiano: "Non nascondiamo però - chiarisce Podeschi che il ministro italiano delle Finanze ha delle resistenze ad arrivare alla firma".
Da parte di Pasquale Valentini, segretario del Partito democratico cristiano sammarinese, si sottolinea l'importanza che tutto il Consiglio sostenga l'azione del governo nei confronti dell'Italia. "È difficile capire oggi- dice in aula- quali siano gli elementi che ancora trattengono la controparte italiana dal chiudere la partita accordi".
Per lo scudocrociato, "non è il caso di inoltrarsi in fantasie e illazioni", più comprensibile, per inserire le titubanze "in un contesto delicato per l'Italia" e in quello di politica internazionale condotto dai Paesi G20.
"Ma queste sono scusanti non più accettabili- manda a dire il segretario Dc- per un ritardo che ha e può avere conseguenze troppo importanti sul nostro sistema economico". Valentini detta poi le condizioni a tutti i consiglieri "per poter uscire da questo consiglio in modo il più possibile unitario".
E, in pratica, elenca i contenuti di un possibile ordine del giorno: "Bisogna dare un messaggio di giudizio positivo del percorso fatto nell'ultimo anno". Non solo: "Nello stesso tempo- prosegue il segretario Dc- serve un messaggio altrettanto chiaro per dire che oggi chiediamo di fare uno scatto finale perchè la trattativa si possa chiudere e per esigere dall'Italia che abbandoni tutte le sue reticenze". Un appello che, se raccolto,
potrà dare come esito un ordine del giorno condiviso da tutta il Consiglio.
Anche se la minoranza non sembrava propensa, ieri, a sottoscrivere il documento della maggiroanza. Un ordine del giorno -la cui approvazione sembra scontata, anche senza l’appoggio delle opposizioni- in cui si usano parole alquanto dure nei confronti dell’Italia. Tanto che -si legge nel documento che ha come primo firmatario Pasquale Valentini, Segretario del Pdcs- con l’approvazione di questo odg il Consiglio assumerebbe
una posizione quanto mai netta, definendo “inaccettabili ed ingiustificabili gli attacchi che negli ultimi tempi, in maniera intensificata e pretestuosa, giungono dall’Italia”. Attacchi, continua l’odg, portati avanti “avvalendosi dei mass media, diffondendo dati non reali e pregiudizi e dipengendo un’immagine della nostra Repubblica assolutamente falsa”.
Inoltre -rincara l’odg- “appaiono incomprensibili le ragioni per cui la Repubblica Italiana non è stata ancora in grado di indicare una data per la sottoscrizione” dei due importanti acordi bilaterali che sono sul tavolo dellle rispettive delegazioni