Duri, puri e attenti al business La contraddizione s'addice al rock. Rage Against the Machine stasera allo stadio Braglia di Modena
Notizia pubblicata il 15 giugno 2008
Categoria notizia : Spettacoli
SE C'à‰ UNA COSA in cui i Rage Against the Machine eccellono, oltre a quel suono muscolosissimo che li ha resi delle icone del funk-metal, é l'arte del far parlare. E la trovata di aprire lo show con cui si presentano stasera allo stadio Braglia di Modena (unica data italiana introdotta dai Linea 77) con il capo bendato, infagottati nella tuta arancio dei prigionieri di Guantanamo mentre in sottofondo l'assordante fischio di una sirena ricorda che l'epoca dei campi di concentramento é ancora là da finire, aggiunge sicuramente un nuovo capitolo all'elenco delle provocazioni.
Basta ricordare quando per il video di Sleep now in the fire organizzano un sit-in difronte all'entrata della borsa di New York impedendone l'apertura fino all'arrivo della polizia, o quando a Philadelphia salirono sul palco del Lollapalooza completamente nudi con le lettere "Pmrc" verniciate sul corpo per protestare contro l'attività censoria operata dal "Parental Music Resource Center" con l'applicazione di un bollino d'avvertimento sui dischi giudicati "troppo espliciti". E che dire della bandiera americana appesa al rovescio o, peggio, bruciata in scena come accaduto a Woodstock nel '99? Insomma, una band dura e pura, come le sue canzoni. A cominciare da quella Bulls on parade che punta il dito sui profitti degli speculatori di borsa o l'antirazzista Killing in the name scagliata a bomba contro le croci ardenti del Ku Klux Klan.
UN RUOLO agitprop portato avanti dai Rage fino al Duemila, quando il cantante Zac de la Rocha se ne andò denunciando pubblicamente il fallimento del progetto politico che li aveva tenuti assieme per nove anni lasciando nelle mani dei fans solo l'album dal vivo Live at Grand Olympic Auditorium. Al chitarrista Tom Morello, fondatore e ideologo del guppo (uscito nel '91 dai Lock Up per tentare questa nuova avventura), non rimase che cambiare cantante e dare vita coi superstiti, il bassista Tim Commerford e il batterista Brad Wilk, ad una nuova entità : gli Audioslave. La scelta cadde su Chris Cornell, già frontman dei Soundgarden, ma ben presto Morello e compagni si accorsero che il nuovo arrivato non era de la Rocha e che gli Audioslave non erano i Rage. Così quando nel febbraio del 2007 il capriccioso Cornell se ne andò, affossando il suo secondo gruppo in dieci anni, l'idea di una reunion tornò a farsi immanente.
NEMMENO un paio di mesi, infatti, e i neoricostituiti Rage Against the Machine suonavano già al Coachella Music and Arts Festival. Evento che il music business non avrebbe perso tempo a trasformare in un tour stramilionario, focalizzando così i pregi e i limiti di un gruppo di generosi ideali, forti utopie, ma anche stridenti contraddizioni. I Rage Against the Machine, infatti, si definiscono rivoluzionari di sinistra, ma pretendono un cachet da 350 mila dollari a concerto o giù di lì, si fanno organizzare le tournèe da una multinazionale dell'entertainment vicina ai poteri forti della scena politica americana, e non dicono di no alle remunerative royalties dell'industria cedendo i diritti delle loro canzoni sia a svariati videogiochi che a colonne sonore di grande richiamo.
(foto di http://www.flickr.com/photos/_alessandra)