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«Il mio canto per Mingus» Intervista con Luisa Cottifogli

Notizia pubblicata il 29 febbraio 2008



Categoria notizia : Eventi


E' UNA "ALL SINGER": non chiudetela nel ghetto della world, nei suoni pop, jazz, rock. Non c'é folk rimasticato nella sua vena multietnica. Dimenticate tutto quello che avete ascoltato. Riavvolgete il nastro. Luisa Cottifogli, se preferite, "Lu la sperimentalista", stasera sale sul palco del Teatro Petrella di Longiano con i Quintorigo, ensemble che non si formalizza davanti ad alcun genere musicale, per un omaggio a Charles Mingus.

L'appuntamento, battezzato Quintorigo play Mingus, di prossima uscita su cd, con cui parte la nona rassegna di Crossroads, trascende l'applicazione del concerto tributo: la dimensione sonora, con richiami alle piéce mingusiane nell'inedito approccio elaborato dagli arrangiamenti per archi, sax e voce, si espande in una mis-en scene di proiezioni, letture, scenografie, luci e costumi tra il vintage e il postmoderno. Un' ispiratissima, visionaria e lirica scrittura della vita di Mingus, oltre che come musicista, come uomo di eccessi dolci e brutali, portata a compimento da una band che tra impasti di geniale raffinatezza ha saputo costruirsi una fama trasversale dagli ambienti del rock più sofisticato a quelli del jazz.

Da Trento a Cattolica, a Ravenna e poi a Bologna, dove s'é diplomata al conservatorio Martini, attiva come soprano in varie stagioni d'opera del Comunale, autrice di apolidi levità  musicali, Cottifogli ha inserito nel suo sfavillante percorso creativo (da Rumì, Metissage, Argilla e Aiò Nenè ad "Anita", una "tragedia greca" in romagnolo) anche il ruolo di cantante del gruppo in sostituzione di John De Leo.

L'omaggio a Mingus oltre che un sogno condiviso, é un'eredità  ancora viva?
«Viva e pregnante: é un'evocazione poetico-sonora cui i Quintorigo lavoravano da tempo. Sono stati due anni e mezzo di elaborazione intensa, con brani arrangiati in modo assolutamente originale, integrati anche da riferimenti tratti dall'autobiografia e dalla lirica, intenerente biografia scritta dalla vedova, Sue Mingus».

Che tipo di cantante ritiene di essere?
«Incatalogabile. Anche perchè oltre a cantare utilizzo videomarket, teatro e arti visive. Per me la voce é lo strumento con cui poter scoprire il mondo attaverso traettorie preferenziali grazie alle quali scopro che il suono di ogni lingua corrisponde ai suoni vocali del posto».

Perciò, più cantante o più attrice?
«E' il solito limite delle definizioni: mi sento una vocalista che compone».
Una lezione che parte da lontano, considerando la sua comunione artistica con Demetrio Stratos.
«E con Bobby MacFerrin che ne ha messo in pratica gli insegnamenti».

Altri artisti con cui ha avuto riferimenti intensi?
«Beh, la peruviana Ima Sumac, la cui voce ha un'estensione da contralto a soprano ultra leggero. Ma anche Maria Callas, Ella Fitzgerald e Mahalia Jackson».

Folgorazioni, ne ha avute?
«Ad abbagliarmi é stata Suor Marie Keyrouz, libanese: quello che canta é di una bellezza stordente».

Luci, dunque, alle 21 sul concerto dei Quintorigo: ad accompagnare Luisa Cottifogli sono il sassofonista Valentino Bianchi (sax), il contrabbassista Stefano Ricci (contrabbasso), Andrea Costa (violino) e Gionata Costa (violoncello). Se sognate un mondo migliore non fatevelo scappare.
(foto by Biappi)