Quel borgo di Dante sul mare
Notizia pubblicata il 18 agosto 2005
Categoria notizia : Turismo
GABICCE - «Qui c' è un mare di differenza», pare dire l' anziana commessa mentre esce dalla ghiacciaia dell' alimentari, come quella di una volta. «Anche oggi è bellissimo», sottolinea indaffarata, riferendosi al clima, mentre ti chiede come farcire il panino. Fiorenzuola di Focara, paesino tra le curve e il verde, è uno tra i primi a fare capolino dopo la Romagna, appena attraversato Gabicce Mare.
Un' oasi di Adriatico nascosta, a 20 chilometri dalle luci e dalla bolgia di Riccione. Un piccolo borgo medievale a 177 metri sul livello del mare, oggetto di contesa tra i Malatesta di Rimini e quelli di Pesaro. Oggi pare quasi nascondersi tra le pieghe del vento, quello di Focara appunto, citato anche da Dante nel suo viaggio all' Inferno: «Poi farà si ch' al vento di Focara, non farà lor mestier voto né preco» sono i versi danteschi, fedelmente scolpiti sulla targa che campeggia sotto l' arco paesano. In questo borgo di «delicati incanti, forse il più bello della costa da Venezia a Ancona», e che ancora crede di essere Romagna, la vita è tranquilla e il turismo, se così si può definire, non ricalca certo i ritmi di quello extralarge di qualche chilometro più a nord.
Da anni ormai la spiaggetta bianca ai piedi del promontorio su cui poggia il borgo di Focara è il posto forse più tranquillo dell' Adriatico, meta di bagnanti new hippye e centauri, inossidabili frequentatori e occasionali, che vengono qui da ogni parte d' Italia, soprattutto dal Nord. Quasi invisibile dal mare, la baia di Fiorenzuola, così come Casteldimezzo, che la precede, è raggiungibile dal paese attraverso una strada immersa nel verde del parco Naturale di San Bartolo, circa due chilometri a piedi. Vietati tutti gli altri mezzi, eccetto un piccolo bus con servizio navetta, attivo però solo la mattina.
Già dalle prime curve il panorama è da cartolina, in fondo il mare azzurro e a fianco la rigogliosa vegetazione mediterranea con ginestre e pini. Ma dopo questa discesa che pare non finire mai, c' è un vellutato salotto sul mare che solo il passaparola negli anni ha reso più popolato. Non grandi numeri, al massimo nelle domeniche più calde, tanti bagnanti quanto quelli di uno stabilimento di media grandezza di Cesenatico. Qua e là, separate solo da larghi lembi di sabbia, bianche capannine self-made. Con i tronchi un po' più robusti portati dal mare e un vecchio lenzuolo, coperta, o altro, i new yippie di oggi e i figli dei figli dei fiori si organizzano così autonomamente per sconfiggere la calura estiva, mentre i bambini giocano con le boe dei pescatori e costruiscono piccole imbarcazioni. La spiaggia libera dà la possibilità di usufruire di un rudimentale campo da beach-volley e di un servizio di bagnino in determinate ore diurne.
Solo da quest' anno ha assunto postazione fissa nei fine settimana un bar su quattro ruote che vende anguria e bibite. E se il mare è lo stesso di Rimini, qui è proprio tutta un' altra spiaggia, dove l' atmosfera è ovattata e c' è anche una calma che si esprime in un senso più generale del «lasciare in pace», anche se si è tutti in un paio di chilometri quadrati di distanza, quasi come a una festa privata nello stesso giardino all' aperto. La notte la spiaggia si trasforma, è ritrovo per falò e bagni di mezzanotte al chiaro di luna. Anche Casteldimezzo, che d' inverno ha un' anima pescatrice, come la vicina Vallugola, più popolata perché sede di un camping, è protetta dal colle dove si erge il parco di San Bartolo, tra ville patrizie e falesie a picco sul mare. Anche qui c' è una piccola baia, raggiungibile da una stradina a picco.
Non più di una stretta spiaggia di sassi bianchi, davanti alla quale si fermano decine di yacht bianchi ogni giorno. Sarà per l' esclusivo ristorante di pesce, «Il molo», non meno conosciuto della vicina «Canonica», che dispone di un servizio navetta su acqua, per i clienti che vengono dal mare.