Incubo e sogno nel semicerchio degli Emerson a Ferrara
Notizia pubblicata il 26 novembre 2008
Categoria notizia : Musica
IL GRANDE Quartetto Emerson, americano, per la prima volta presente nella Stagione di Ferrara Musica, ha eseguito un interessante programma dedicato a Franz Schubert e a Dmitrij Šostakovic, due compositori assai lontani non solo nel tempo (più di un secolo infatti divide le rispettive date di nascita), ma anche per sensibilità.
La raffinatezza degli esecutori è in grado di offrire una percezione diversa delle opere musicali, che in qualche modo rimanda a una visione molto particolareggiata: ad emergere non sono solo i tratti fondamentali di una personalità creatrice ma anche le sfumature, che si rivelano in tutta la loro indispensabile pregnanza, magari fino ad allora passata, se non proprio inosservata, perlomeno sorvolata dall’alto, non così vicina a essere toccata con mano e cuore. Importantissima anche la scelta dei musicisti del Quartetto Emerson di suonare in piedi a semicerchio, con il violoncellista seduto ma un po’ innalzato da una pedana.
In questo modo, per esempio, è diventato ancora più evidente che le due opere di Schubert previste dal programma, il Quartettsatz e il famoso Quartetto n. 14, altresì noto con il titolo di ‘La Morte e la Fanciulla’, sono innanzitutto movimento febbrile; mentre il Quartetto n. 15 di Šostakovic, composto quando la vita dell’autore è ormai giunta al tramonto, è stasi assoluta, rimando a un ‘oltre’ al di là della musica, che deve trapelare dal silenzio, dalla meditazione, dallo svanire di ogni tensione, perché non c’è nulla da raggiungere. Il fatto davvero interessante è che Schubert, morto giovanissimo, lascia dietro di sé opere incompiute (come lo stesso Quartettsatz), frammenti che non avrà tempo e modo di portare a termine, eppure ogni istante della sua musica è pieno, quasi traboccante a tratti. Vi si respira un contrasto fortissimo, tra qualcosa che vuole prendere forma a tutti i costi, ma deve lottare contro una furia devastatrice, che non dà tregua.
Certo, il romanticissimo tema nel Quartetto n. 14 è notoriamente quello della morte, che vuole prendersi una fanciulla e la esorta a non avere paura, ma Schubert sì che va oltre, e dà voce al fascino misterioso dell’ignoto, che attira negli antri oscuri di una passione senza nome e senza tempo. Non è irrilevante a questo proposito che proprio ‘La Morte e la Fanciulla’ sia il brano ossessivo che è molto più di una colonna sonora nell’omonimo film di Roman Polanski. Schubert è riuscito a far convivere incubo e sogno nelle stesse note, che non abbandonano nemmeno dopo il tacere di ogni suono.
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