
La rana porta un premio al Parco nazionale
Notizia pubblicata il 31 luglio 2009
Categoria notizia : Turismo
GRAZIE alla rana montana (o temporaria), un anfibio della lunghezza massima di 10 centimetri di colore marrone tendente al rossiccio presente sulle Alpi e gli Appennini, il Parco nazionale delle Foreste casentinesi monte Falterona e Campigna è stato premiato dal Touring club italiano.
Nello specifico il riconoscimento ricevuto dal vicedirettore del parco Nevio Agostini alcuni giorni fa nel salone del Castello di Poppi nell’aretino, ha voluto premiare l’intervento di recupero e valorizzazione dell’area umida della Gorganera e finalizzata appunto alla conservazione e alla protezione del sito di riproduzione di questo piccolo anfibio situato all’interno dell’area protetta, precisamente in comune di San Godenzo lungo il sentiero che sale dalla Fonte del Borbotto al monte Falterona.
SI TRATTA di un piccolo stagno scuro e profondo formatosi in seguito alla grande frana disastrosa del 1335 che, staccatasi dal massiccio della Falterona, distrusse completamente l’abitato di Castagno d’Andrea e intorbidì a lungo le acque dei torrenti, del fiume Sieve e dell’Arno tanto che un cronista attento come Giovanni Villani ne parlò nella sua Cronaca Fiorentina.
I numerosi escursionisti che salgono e scendono dal gruppo del Falco - Falterona apprezzano in particolare la frescura della bella faggeta e l’area di sosta alla fonte del Borbotto (1200m slm.) ma sono in pochi a conoscere le storie e le leggende terrificanti legate a questo luogo e ancora oggi l’espressione ‘tuona la gorganera’ è l’esclamazione delle popolazioni di questa parte di Appennino quando si sentono tuoni lontani o brontolii di cui non si conosce l’origine anche se sono legati in gran parte ai cambiamenti climatici amplificati dalle numerose spaccature presenti negli strati geologici della Falterona. Si racconta anche che, proprio nella Gorganera, sia nato il badalischio, un mostro simile al basilisco che doveva avere l’aspetto di un serpente grande come un uomo, con occhi rossi in grado di paralizzare la malcapitata preda.
ALTRE LEGGENDE affermano che l’alito del badalischio sia estremamente velenoso, addirittura mortale e qualcuno si è spinto a descrivere il mostro raffigurato con una corona o un diadema, in altri casi con ali cartilaginose e testa d’uccello. In ogni caso la rana temporaria è salva, mostri a parte.
foto by http://www.flickr.com/photos/tiobarras/