Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Bologna Scene di lotta di classe con killer in affitto.Kervern parla del suo film che è già un caso

Notizia pubblicata il 04 aprile 2009



Categoria notizia : Spettacoli


DI QUESTI TEMPI può essere pericoloso fare false lusinghe agli operai o peggio lasciarli senza lavoro, se si è dei “padroni”. Questo racconta in modo surreale e pieno di humour nero Louise-Michel, il film francese che in patria è già diventato un caso e che a Bologna è uscito ieri, distribuito da Fandango.

Ma a vedere le cose come vanno, nella terra di Sarkozy e Carlà, la realtà supera ormai la fiction e c’è una certa tradizione in fatto di conseguenze per gli imprenditori che un mattino si svegliano e annunciano che «metà del personale da domani resterà a casa»: vedi i casi dei manager “sequestrati” dagli operai.

E quindi il film dei registi Benoit Delépine e Gustave Kervern, prodotto da Mathieu Kassovitz sembra una messa in scena paradossale di qualcosa che nel loro paese è già norma. Ma Kervern, arrivato ieri a Bologna, sottolinea che la sceneggiatura del film, lui e il collega l’hanno scritta due anni fa. E aggiunge ironicamente: «Il film in Francia è talmente piaciuto che alla fine hanno avuto l’idea di sequestrare qualche manager».

Un film che parla acidamente e con grande cinismo di un gruppo di operaie che perdono il lavoro in una fabbrica nella regione della Piccardia e che decidono di uccidere il proprietario, poteva attirare problemi di censura... «Ce lo aspettavamo — spiega ancora Kervern — e invece anche i giornalisti ne hanno parlato bene. Forse perché non possono più scrivere liberamente di tante cose sui giornali ed esprimere simpatia per noi significava dire la loro su un grande problema».
NELLA STORIA c’è anche una grande metafora, espressa attraverso i due protagonisti, un’operaia, Luoise e un falso killer, Michel, sul “travestimento sociale” ormai indispensabile nella nostra società per poter lavorare. E le donne che interpretano la parte delle operaie, lo sono state davvero nella vita e son state licenziate. «Abbiamo chiesto loro perché non si sono ribellate. Hanno ammesso che avrebbero voluto torturare il padrone ma hanno poi pensato che non sarebbe servito a nulla.

E noi, per il film, dovendo decidere se far ammazzare o meno il padrone, anche se nella realtà non siamo per azioni di questo genere, abbiamo deciso di farlo morire, se non altro come azione simbolica. Se fosse il padrone giusto non si sa... spesso sotto di lui ce ne sono tanti altri...».

foto by http://www.flickr.com/photos/banlon1964