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Gianna, la penna tagliente della destra

Notizia pubblicata il 08 marzo 2009



Categoria notizia : Cultura


CONFERIRE un premio per l’otto marzo a Maria Giovanna Predassi da Coriano, classe 1921, in arte Gianna Preda, potrebbe sembrare un paradosso.

Un premio a lei, giornalista d’assalto, implacabile fustigatrice delle femministe radical chic della domenica e irriducibile donna di destra? Ebbene sì, proprio a lei!

Giustamente a lei che, finalmente liberata dalla damnatio memoriae che s’era tenacemente conquistata con il suo feroce anticomunismo, riappare oggi in tutta la sua forza di donna straordinaria portatrice sana di valori quanto mai attuali e quanto mai rari in quest’Italia che sembra solo capace, al massimo, di conclamarli per poi smentirli spudoratamente nei fatti.

Destra, sinistra? ‘Tutte patacate’ avrebbe scritto Gianna con la sua penna tagliente, ancor prima di Gaber. Tutte convenzioni che a uno spirito libero come lei, anticonformista, laica e “rivoluzionaria”, certo mal si adattavano. Donna di destra, spesso fascista? Sì, una fascista che, in tempi di monopolio culturale sinistrorso e di strapotere democristiano, combattè per il divorzio, contro l’antisemitismo, contro la pena di morte, contro le ingiustizie e gli intrallazzi e le ruberie di Roma ladrona - allora ancora alle prime armi - e contro la legge Merlin. Un buon liberale, oggi direbbe: averne di donne così! Una donna, Gianna Preda, che i diritti e le parità non li rivendicava, ma li affermava con il suo impegno di giornalista-scrittrice, di lottatrice senza paure, contro i regimi, le sopraffazioni e le violenze. Il tutto senza sfoggiare scollature o tacchi a spillo, armata di sole parole – forti, taglienti, implacabili – che sbeffeggiavano gli inetti, facevano dimettere gli approfittatori e cadere governi. Il tutto senza sensi di inferiorità o di frustrazione. Una buona femminista di oggi direbbe: averne di donne così!

Sia i suoi nemici, che la temevano e spesso la odiavano, che gli amici, in particolare i lettori del suo Borghese che l’amavano tantissimo, erano concordi nel definirla “spietata, scomoda, irragionevole, ironica, caustica”. Tutti le riconoscevano anche una potenza aggressiva straordinaria, una carica congenita antiregime, un anticonformismo profondo e intelligente, una avversità genetica ai compromessi, agli opportunismi e ai condizionamenti d’ogni colore e provenienza.

Aveva accettato di far politica da destra, solo quando il fascismo era caduto in disgrazia, sapendo che ne avrebbe guadagnato solo nemici e pericolose minacce. E rifiutò sempre privilegi e scorte, stracciando con forza patenti e tessere, compresa quella del Msi. Per buona pace degli uomini e delle donne di sinistra, valgano le parole di Antonio Ghirelli, portavoce di quel Sandro Pertini che, come tanti spiriti liberi, amava e stimava Gianna: “Tutta la bellezza e la femminilità che il padreterno le aveva negato esteriormente, Gianna ce l’aveva dentro. Era una donna tenera, una creatura sensibile e vulnerabile che nascondeva la sua dolcezza dietro la foga e, talora, la volgarità della scrittura… Donna capace di atterrare i potenti, quando le parevano inetti o corrotti, indegni dei loro privilegi, incapaci di affrontare la tremenda responsabilità di governare il Paese”.

Per buona pace degli uomini e delle donne di destra, valga un ricordo di Roberto Alfatti Appetiti sul Secolo d’Italia: “…una prosa corrosiva che non faceva sconti. Fu una specie di Maga Magò, pronta a colpire senza guardare in faccia nessuno.

Troppo forte era la rabbia, l’indignazione, il senso di rivolta o di impotenza per le tante italiche puttanate… Altro che rabbia di Oriana Fallaci, in quegli anni impegnata a scrivere di Vietnam, Grecia e cinema sulle belle pagine patinate. Nel mirino del giornalismo della Preda finirono invece tanti potenti: da Sullo a Berlinguer, da Andreotti a Fanfani…”. In tempi come i nostri di imperante opportunismo, di conformismo trasformato in ideale, di trasformismo diventato sistema per catturare consensi, potere e denari, valga pere tutti la lezione che Gianna Preda da Coriano ci ha lasciato: fedeltà, tenacia, onestà intellettuale, rispetto delle persone.

Ben ha fatto, quindi, la rossa Romagna – in verità di colorato da queste parti sembra essere rimasta solo la notte rosa – a recuperare la figura di una delle sue figlie migliori, come avrebbe detto Mussolini.

Quello stesso Mussolini ripetutamente oggetto delle sue scanzonate ironie, specie nello splendido romanzo autobiografico I fiori per io che Gianna finì di scrivere pochi mesi prima di morire.

Gianna Preda, premio 2009 “alla produzione artistica al femminile”, al teatro Rosaspina di Montescudo. Giusto premio a una donna, per dirla alla romagnola, davvero con… tutti gli attributi.

foto by http://www.flickr.com/photos/gianfrancogoria/