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Ciambella del giorno prima a metà  prezzo

Notizia pubblicata il 01 ottobre 2007



Categoria notizia : Cultura


Molti riminesi, non soltanto i nonni, ai dolci hanno dovuto rinunciare quasi del tutto.

La "piada dei morti”, tipica dell'autunno, a circa quindici euro al chilo sembra diventata un lusso.

Così la crostata, la torta di mele, la stessa ciambella fresca farcita con l'uvetta e pure la spianata, che con o senza olive non costa meno di sei euro al chilo, in molte panetterie anche di più.

I fornai ormai li chiamano "extra”, eccezioni a una borsa della spesa sempre più magra. "Stanno tutti più attenti alla quantità , evitando sprechi e superfluo", argomenta Maurizio Urbinati, 50 anni, da trenta titolare dell'omonimo "Antico panificio"sulla via Emilia, a Santa Giustina. Pane arabo (circa 5 euro al chilo), panini dolci ed elaborati vanno ancora, ma sempre meno. Sulle tavole si preferiscono i più economici alberghiero e toscano, che comunque sfiorano i 4 euro.

La gente se ne lamenta apertamente, anche in ragione del fatto che in molte regioni d'Italia questo bene di prima necessità  costa circa la metà  rispetto a Rimini.

La difesa della categoria é tutta negli aumenti di farina, luce, gas e personale. "Subiamo critiche ingiuste, ma siamo gli unici che hanno tenuto fermi i prezzi nonostante i rincari delle materie prime", si sfoga Daniele Pazzaglini, 30 anni, dell'Euro forno di via XX Settembre .

Eppure il pane povero, quello della tradizione riminese, non incontra il gradimento del pubblico. Maurizio Urbinati lo scorso anno aveva tentato di riproporre la "drugola”, un filone a due punte arrotolato a mano per 1,5 euro al chilo. La clientela non l'ha apprezzato, forse snobbandolo. "Preferiscono un panino o due per 50 centesimi di spesa al giorno".

Poco, ma dignitoso. Ammesso che la "drugola"non lo fosse.Poi però, magari in occasione del compleanno di un figlio piccolo, ecco che non si bada a spese.

"Notiamo che per quello del marito si risparmia - aggiunge ancora il panificatore di Santa Giustina - , ma quando si tratta dei bambini proprio no".Sembra questo uno dei problemi più grandi dei nuovi poveri, sempre più numerosi anche qui a Rimini: non saper rinunciare al superfluo, al telefonino alla moda o al televisore al plasma, ma soprattutto agli "extra"per i figli, play station, scarpe e zaini firmati.

"Non é un modo di dire: la gente si toglie il pane di bocca pur di non rinunciare a ciò che sarebbe superfluo, ma che invece é considerato ormai indispensabile", riferisce infatti l'assessore ai servizi sociali Stefano Vitali.

Succede infatti spesso che un padre di famiglia si presenti in Comune a chiedere aiuto per pagare la bolletta della luce e rispondendo al telefono mostri un cellulare da diverse centinaia di euro. "Non dico che a Rimini non ci siano poveri - insiste l'assessore - penso soprattutto agli anziani soli, ma per un problema culturale e generazionale finiscono per diventare indigenti anche coloro che potrebbero arrivare a fine mese quasi tranquillamente".

Sovente agli sportelli degli Servizi sociali si assiste a litigate furibonde, dettate da incomprensioni. "Non possiamo dare soldi pubblici a chi non sa rinunciare all'ultimo modello di console elettronica per il figlio, non volendolo far sentire diverso agli occhi degli amichetti. Purtroppo ci sono status symbol a cui nessuno vorrebbe rinunciare mai, neppure quando invece dovrebbe tirare la cinghia o addirittura si vede costretto a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese". Per Stefano Vitali si tratta appunto di un problema generazionale. "I nostri nonni la miseria l'hanno conosciuta e affrontata quando era drammatica. Al contrario, i genitori di oggi sembrano incapaci di tener testa a piccole, per quando importanti, difficoltà  quotidiane. Può sembra una sciocchezza, ma purtroppo non lo é affatto. In molti casi diventa un dramma".