Ponty, la rockstar del violino
Notizia pubblicata il 20 febbraio 2009
Categoria notizia : Musica
INSEGUIRE la musica ovunque, a tutte le latitudini, lasciandosi invadere dalle emozioni, per trasformarle successivamente in note, pause, ritmo, colori.
La carriera di Jean-Luc Ponty, uno degli ultimi grandi del jazz, in concerto con la sua band stasera (ore 21) al Manzoni di Bologna, per il terzo appuntamento con Il Trillo del Diavolo, la rassegna dedicata al violino, nasce certamente da una straordinaria qualità musicale, ma forse ancor più dalla necessità di una continua ricerca, che ha spinto il violinista francese ad attraversare tutti i campi della musica, dalla classica fino al jazz, al jazz rock e oltre, per arrivare al suo ultimo album, The Atacama Experience, che non appartiene a nessuna categoria predefinita.
Lei ha cominciato come musicista classico e poi è passato al jazz: perché Coltrane invece di Bach?
«Il mio obiettivo era diventare un direttore d’orchestra e un compositore, ma nei primi anni ‘60 la composizione, nell’ambito della classica, si limitava alla musica atonale e sebbene una parte di questa mi piacesse, trovavo ciò troppo restrittivo. Scelsi il jazz perché mi sentivo molto libero in questo mondo, così nuovo e così vasto da essere ancora esplorato».
Nella sua carriera ha suonato con grandi gruppi e musicisti quali il Modern Jazz Quartet, Frank Zappa, Elton John, John McLaughlin...
«Erano molto interessati a incorporare la mia musica e la mia abilità di improvvisazione, mentre volevo collaborare con questi grandi perché la loro musica era fortemente innovativa. Musicalmente, mi sentivo come un esploratore alla scoperta di una nuova terra».
Spesso, a proposito della sua musica, lei parla di una perdita di coscienza: che cosa significa?
«Si può mantenere una mente analitica mentre si suona, poi ci sono altri momenti in cui ci si lascia andare completamente e il cervello accumula così tante conoscenze musicali che le dita si muovono inconsciamente; improvvisamente, è una profonda emozione a dominare lo strumento».
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