L'ennesima provocazione di Beppe Grillo
Notizia pubblicata il 09 settembre 2007
Categoria notizia : Musica
Il leader di An Gianfranco Fini ostenta distacco, rammentando che non è una novità una certa antipolitica («Basti pensare all'Uomo Qualunque»). Oggi, riconosce, il fenomeno è particolarmente forte, ma per Fini «il rigetto è alimentato dal rifiuto al governo percepito come restauratore».
La politica si divide anche sul "V-Day"
Fini respinge l'idea di precludere il Parlamento a chi abbia avuto una qualsiasi condanna in tribunale: «Chi ha fatto un solaio abusivo - osserva - non è la stessa cosa di un mafioso». Stessa obiezione che fanno anche il ministro Fabio Mussi e il leader della Lega Umberto Bossi: c'è reato e reato, non si può fare di tutta l'erba un fascio.Ma nel centrosinistra c'è chi non sembra disposto a fare tutti questi distinguo, schierandosi senza tentennamenti con la protesta di Beppe Grillo.
Il ministro Antonio Di Pietro, che ha firmato la petizione per escludere dal Parlamento i condannati in terzo grado di giudizio, spiega di sperare che così la politica «venga scossa da un'ondata di democrazia diretta e capisca che non può continuare a fare lo gnorri». E il ministro Verde Alfonso Pecoraro Scanio non solo è d'accordo con il "V-day", ma chiede: «Ora vanno date risposte concrete a questa iniziativa».Atteggiamento ben diverso da quello di un altro ministro, Rosy Bindi, che paventa un rischio per la stessa democrazia, o del socialista Bobo Craxi che taccia Grillo di «squallido qualunquismo». Ci sono poi coloro che invitano a riflettere e a distinguere. Lo fa il diessino Luciano Violante, secondo il quale «in quell'atteggiamento ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste». E l'ulivista Franco Monaco invita a non infilare la testa sotto la sabbia, e ricorda che prima del "V-day" c'è stato il successo del libro di Stella "La casta". «Quando c'è un fenomeno di partecipazione - sostiene il ministro Vannino Chiti - le forze politiche devono sempre sforzarsi di capire». «Certo - conviene il ministro Pierluigi Bersani - bisognerà rifletterci, c'era tanta gente. Suggerirei, però, che quando c'è la febbre non sempre si può pensare o dire che c'è il termometro rotto».
Foto by by fabriziosinopoli