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Il Trecento riminese alla conquista di Roma. Da oggi in mostra Baronzio e i suoi "fratelli"

Notizia pubblicata il 14 marzo 2008



Categoria notizia : Cultura


MENTRE A ROMA si ultimava il restauro di uno dei due pannelli del dossale che Giovanni Baronzio realizzò nel 1330 per la chiesa francescana di Villa Verrucchio, a Rimini il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, Luciano Chicchi, decideva di acquistare all'equo prezzo di 750 mila euro l'altro pannello.

La ricomposizione dei due pezzi della stessa opera é sotto gli occhi di tutti e rappresenta l'elemento di maggiore attrazione della mostra Giovanni Baronzio e la pittura a Rimini nel Trecento ospitata da oggi e fino al 15 giugno nella Galleria Nazionale d'Arte Antica in Palazzo Barberini, appunto a Roma. In realtà , all'appello mancherebbe la tavola centrale raffigurante la Crocifissione, ma la mostra sarà  un'occasione utile per rilanciarne la ricerca. «Per il momento non resta che godere del grande risultato raggiunto - commenta Chicchi - che contribuisce a far conoscere l'incanto della scuola pittorica riminese».

A mostra ultimata il pannello proveniente da Rimini tornerà  a casa e troverà  collocazione nel museo civico della città , a cui é stato dato in deposito a tempo indeterminato. « Con questa decisione si colma una grande lacuna di questo museo - commenta Antonio Paolucci, socio della Fondazione nonchè attuale direttore dei Musei e Gallerie Pontificie - perchè non rappresentava in modo adeguato l'attività  pittorica del Trecento».

IL DOSSALE di Baronzio descrive per immagini la storia della Passione di Cristo. Il suo é un esempio altissimo di "pittura narrante", una sapiente predica francescana per immagini, che egli non solo eseguì magistralmente ma anche intimamente condivise, al punto da chiedere poi di essere sepolto proprio nella chiesa di San Francesco a Rimini. La narrazione si sviluppa su due registri, da sinistra a destra e dall'alto verso il basso, partendo dall' "Ultima Cena" fino alla "Salita al Calvario". Immaginando il pannello disperso raffigurante la Crocifissione, si passa a quello di proprietà  della Galleria Nazionale, dove il racconto riprende con la "Deposizione della croce" fino alla "Discesa agli inferi".

La produzione di Baronzio presenta affinità  con quella di un altro suo collega, Pietro da Rimini, ma la sua caratteristica é il riferimento chiaro ai modelli di Giotto: la sua produzione dimostra la conoscenza del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova, forse vista direttamente.

L'impronta giottesca é evidente anche nelle tavole di Giovanni da Rimini che faranno da cornice al capolavoro nuovamente riunito insieme a tante altre opere di illustri colleghi: Neri da Rimini, il Maestro di Verucchio, Giovanni e Giuliano da Rimini. A testimonianza dell'irraggiamento di questa grande scuola nei territori vicini, da Urbino andranno in mostra anche gli affreschi di Pietro da Rimini per il Cappellone di San Nicola da Tolentino.pa. pas.
(foto by http://www.flickr.com/photos/regolare)