Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Un Pirandello senza segreti. Nella lettura del regista Fabio Grossi tanta leggerezza e trasparenza

Notizia pubblicata il 23 gennaio 2010



Categoria notizia : Cultura


FERRARA. Implacabile Luigi Pirandello. Anche quando il suo teatro non mette in gioco tutte le carte come nei "Sei personaggi in cerca d'autore" o nei "Giganti della montagna", il meccanismo è sempre portato alle estreme conseguenze, a colpi di quella dialettica che dal ragionamento passa ai fatti, come nel caso de "Il piacere dell'onestà"

Un secolo ci divide da questo testo dove Pirandello non si allontana in apparenza da quel che gli offrono le situazioni del teatro borghese del suo tempo. Ed in un certo senso qui il sipario si alza quando calerebbe in una qualsiasi altra commedia di equivoci e adulteri. Perchè in fondo che interesse avrebbe sapere che un aristocratico di dubbia moralità sta cercando di accasare l'amante da cui ha avuto un figlio, con un marito - e un padre - di semplice convenienza? Come regolare una commedia che sembra alimentata dalle conseguenze di quello che potrebbe essere l'argomento di una commedia - ossia tradimenti e scenate di gelosia? Ne "Il piacere dell'onesta" Pirandello comincia dove un altro drammaturgo non si azzarderebbe a procedere oltre, a rischio di fallire lo scopo. E invece "Il piacere dell'onestà" - in scena al Teatro Comunale di Ferrara sino a domani per la stagione di Prosa con Leo Gullotta protagonista - è uno di quelle macchine implacabili regolate dalla paradossale applicazioni dei ragionamenti di cui si nutrono tanti personaggi pirandelliani, che sembrano indovinare il punto in cui il gioco delle parti o il così è se vi pare non è portato alle estreme conseguenze.
Quando fu rappresentata a Parigi - con estremo successo - la parola onestà fu tradotta in honneur e certo agli osservatori più attenti la commedia pirandelliana nel suo involucro apparente da commedia di boulevard dovette rivelarsi come una macchina pericolosa, perchè il traguardo del lieto fine era un ribaltamento di ogni legittima aspettativa.
Nello spettacolo di Fabio Grossi, Pirandello è trattato con mano leggera ed il piacere dell'onestà suggerisce quella trasparenza che si vede in scena, fra pareti che non hanno più segreti. Con Gullotta in scena - che ha raccolto tantissimi applausi alla prima - anche Martino Duane, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi e Marta Richeldi, dentro e fuori la casa di cristallo che finisce per rendere esplicito l'assunto drammaturgico pirandelliano. "Che l'opera di Luigi Pirandello - rammentava Alberto Savinio che al tempo non si lasciò sfuggire la novità teatrale dello scrittore - sia chiusa nel dramma del passaggio, che la soluzione sia appena intravista, ce lo dice l'angoscia, la volontà di speranza, la nostalgia inestinguibile, la tristezza, il 'nero' che come una gran sete la divora. Comunque, nessun altro drammaturgo si è spinto così avanti verso il confine fra dramma e soluzione del dramma. Non per nulla il nome agrigentino di Luigi Pirandello significa: angelo di fuoco". E langelo di fuoco è il custode della casa di cristallo. (al.tav.)