Intrighi Rinascimentali Urbino. Congetture multimediali su Piero della Francesca e la tragica fine di Oddantonio Nell'anniversario della morte del grande pittore
Notizia pubblicata il 15 ottobre 2008
Categoria notizia : Cultura
NEL GIORNO in cui ricorre l'anniversario della morte di Piero della Francesca (12 ottobre 1492) é andata in scena nel suggestivo Oratorio delle Grotte del Duomo di Urbino un'interpretazione, in chiave detective-story e con metodo multimediale, del suo quadro più celebre e controverso (e anche l'unico firmato): la Flagellazione di Cristo.
La performance, diretta da Massimo Puliani drammatizza il testo di Dante Piermattei La Flagellazione: metafisica di una morte annunciata (edizioni Lavoro Editoriale, Ancona), tra i primi ad elaborare congetture su questa tavola sopravvissuta a tre secoli di silenzio, alle razzie di Napoleone, ai ‘grand tour' dell'aristocrazia arcadica e della borghesia illuminata inglese e tedesca ma ora in grave difficoltà , travolta com'é, da ipotesi, interpretazioni, parafrasi e decodificazioni. Il dilemma é semplice nella sua complessità : cosa rappresenta questo quadro e chi sono i protagonisti immortalati nel celebre primo piano?
La versione di Piermattei, che non risparmia dettagli esoterici e alchemici, é che il quadro evoca il più tragico degli avvenimenti che ha segnato la storia di Urbino: la congiura di Serafino Serafini che provocò il 22 luglio del 1444 la violentissima morte del giovane Duca Oddantonio, il cui corpo evirato, narrano le cronache dell'epoca, fu trascinato per le strade della città per tutta la notte. Il mattino alle porte di Urbino era già pronto Federico a prendere in mano le redini del ducato. Il condottiero, fratellastro di Oddantonio, probabilmente non era del tutto estraneo alla congiura e per anni nelle corti rinascimetali si beccò il nomignolo non troppo onorevole di Caino. Il quadro di Piero evoca dunque il sacrificio di Oddantonio, la cui fine era stata annunciata.
Il giovin signore come il Redentore, ucciso per testimoniare la profezia e umiliato dal martirio per celebrare l'avvento della grandezza di Urbino. Ecco allora che mentre si consuma la flagellazione, Piero mette in primo piano Oddantonio, più spirito che corpo, suo padre (a destra in broccato) Guidantonio e tale Antonio medico e astrologo mentre gli annuncia la tragica profezia. Questa l'ipotesi cara a Piermattei annunciata dall'ottima lettura di Anna Rita Ioni mentre lo schermo rimandava la magica tavoletta con le sovrapposizioni dei vari protagonisti. A lettura terminata Alessandro Forlani, scenaggiatore multimediale dell'evento, ha coivolto Piermattei sulla simbologia alchemica del dipinto inoltrandosi così in labirinti ancora più tortuosi che ci hanno portato ad incontrare Raimondo Lullo, Giovanni da Rupescissa ed Ermete Trismegisto.
A RIPORTARCI ad una lettura meno evocativa e più concreta é stato Luigi Luminati che nella sua postfazione ha affrontato la questione con i canoni del noir riportando l'attenzione dell'auditorio alla detective-story annuciata dal titolo della serata. Passando per le varie interpretazioni, per le diverse simbologie e i mutevoli personaggi (cardinali, signori di mezza Italia, ambasciatori e perfino apostoli: c'é pur sempre l'ipotesi Giuda), il concetto espresso da Luminati, e sorretto anche da un'intervista immaginaria a Piero, é che se alla base del delitto c'é un assassino ci deve essere anche un mandante.
E Piero, autore di una tavola che avrebbe addirittuta dimenticato, a detta di Luminati é il sicuro assassino e l'unica possibilità di conoscere il mandante, in ultima analisi, é scoprire il committente. Sarà la sorella Violante, imparentata con Sigismondo Malatesta acerrimo nemico di Federico, per denunciare l'orribile crimine e indicarne il carnefice? O Ottaviano Ubaldini, per smentire le calunnianti voci sul suo fraterno amico Federico? Nell'intervista rilasciata a Luminati Piero non si sbilancia e sembra distaccato da questa discussione tra postumi. Ma non crediamo che Piero sia un assassino: almeno non in questo caso. Se proprio avesse voluto uccidere qualcuno (come suggerisce Luminati) avrebbe scelto Raffaello, per i cui affreschi il Vaticano non esitò a demolire quelli dell'artista di San Sepolcro. Il giallo quindi non si é risolto neanche questa volta.
Serata, promossa dal Sil Appeninno Centrale, Centro teatro multimedia Marche, PiQuadro srl, nell'ambito delle iniziative “Umanesimo e Rinascimento nell'Appennino Centraleâ€, riuscita.
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